martedì 20 dicembre 2011

Calcioscommesse: Doni era il "Capo"?



Doni era il capo assoluto del calcioscommesse. Gli investigatori hanno trovato nella cassaforte nell'abitazione dell'ex capitano dell'Atalanta un computer portatile che Doni aveva negato di possedere. Gli inquirenti sperano ora di trovare sul pc ulteriori elementi a conferma delle accuse. Dalle indagini delle autorità croate, intanto, emerge il tariffario per manipolare i risultati.
Proprio sulle comunicazioni telefoniche, Doni ha dimostrato i timori maggiori. Parlando attraverso il cellulare di un amico con Nicola Santoni, il preparatore dei portieri anche lui finito in manette, Doni parla in farsetto e raccomanda al suo interlocutore di fare lo stesso. Al centro della telefonata,la possibilità di manipolare l'Iphone del preparatore poi sequestrato dalla polizia. "Tramite il computerino cambi il passwordino", spiega Santoni.
Le carte delle indagini croate, intanto, sono state trasmesse in Italia. Dai fascicoli emerge un tariffario da capogiro per truccare i match. Ai giocatori del Grosseto Carobbio, Conteh, Joelshon e Acerbis per la sconfitta in casa della propria squadra contro la Reggina sarebbero stati offerti centomila euro. L'accordo prevedeva due gol di vantaggio degli ospiti, risultato finale con almeno tre reti e nessun gol subito nei primi 15 minuti. Non andò così. Al 90', sull'1-2, Carobbio si rifiuta di calciare un rigore dato al Grosseto. Sul dischetto arriva il capitano Consonni che trasforma e manda in fumo tutto.
Cristiano Doni dunque è "autentico protagonista" del giro di scommesse illecite e corruzione; Luigi Sartor nel ruolo di 'contabile' che teneva i contatti con il 'gruppo di Singapore'; la parte operativa affidata al cosiddetto 'gruppo degli zingari' e persino un trolley con un chilogrammo di denaro in viaggio tra l'Asia e Milano: c'era una rete internazionale organizzata, con ramificazioni in Finlandia, Germania, Ungheria, Slovenia e Macedonia, dietro al fenomeno del Calcioscommesse smascherato dalla Procura di Cremona.

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