lunedì 30 maggio 2011

Cinque militari feriti in Afghanistan




Cinque militari italiani sono rimasti feriti, uno in modo gravissimo, nell'attacco di un commando talebano contro il Team per la Ricostruzione Provinciale (Prt) di Herat, nell'Afghanistan occidentale. Il bilancio e' stato fornito dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa.
Nell'attacco sono morti quattro poliziotti afghani e alcuni talebani e ci sono stati numerosi feriti fra i civili tra cui un funzionario del Ministero degli Esteri italiano che e' sotto shock ma non ha riportato traumi. Tra i feriti ci sono tre afghani e uno sloveno che lavoravano nel Prt.
Il militare piu' grave e' un capitano del Reggimento d'Artiglieria di Maniago, Pordenone. Sulle sue condizioni c'e' un cauto ottimismo, ma resta comunque in prognosi riservata. "Grazie a Dio - ha aggiunto La Russa - non abbiamo avuto decessi; il bilancio poteva essere molto piu' grave". Silvo Berlusconi, ha espresso vicinanza ai soldati e alle loro famiglie: "Ancora una volta", ha affermato il premier, "esprimiamo la nostra riconoscenza e il nostro incoraggiamento ai militari italiani che con grande professionalita' e impegno svolgono la loro difficile missione di pace in Afghanistan e nelle altre aree di crisi". L'attacco, ha spiegato il ministro della Difesa, e' stato "molto complesso" ed e' cominciato alle 9:15 ora italiana. Prima, ha aggiunto, "un mezzo pesante carico di esplosivo si e' schiantato contro il muro di cinta del Prt, poi c'e' stato il fuoco dei ribelli appostati sui tetti delle case vicine al Prt e che ha prodotto danni seri, anche se potevano essere maggiori".
A Herat era in corso la conferenza nazionale di tutti i Consigli provinciali, e gia' sabato nel nord in un'altra zona 'tranquilla' come puo' essere considerata Herat, c'era stato un altro attentato ai militari tedeschi, in cui e' rimasto ferito" il comandante della Nato nel nord dell'Afghanistan. Mettendo insieme questo quadro, ha continuato il ministro, "e' evidente che vi sia uno sforzo da parte del terrorismo afghano teso a ritardare l'azione di transizione con attacchi nei luoghi che appaiono piu' vicini a una normalizzazione. Ed e' una cosa che avevamo messo in conto: e' facile prevedere che non vi sara' mai una condizione di sicurezza che possa impedire attacchi di tipo terroristico". Intanto le forze della coalizione internazionale hanno chiesto scusa per le vittime civili causate dagli errori nei raid aerei degli ultimi giorni. Il presidente Hamid Karzai aveva lanciato un "ultimatum" a Washington perche' metta termine ai cosiddetti danni collaterali, l'ultimo dei quali ha visto dieci bambini e due donne uccisi in un'operazione nella provincia di Helmand.

Cetrioli al veleno




14 I MORTI IN GERMANIA - L'epidemia del batterio-killer Ehec, che ha già ucciso 14 persone e fatto ammalare più di 300 persone, in Germania, è dilagata oltre-frontiera, in altri Paesi del nord-Europa; e le previsioni non sono rosee. "Speriamo che il numero dei casi diminuisca, ma temiamo che si aggravi", ha detto Oliver Grieve, portavoce dell'Universal Medical Centre Schleswig-Holstein, in Germania del Nord, dove vengono curati molti dei contagiati. Le ultime vittime sono due donne (del resto, il batterio sembra colpire soprattutto le donne): una donna di 87 anni, dell'area di Parchim (Germania nord-orientale) ricoverata mercoledi' e deceduta sabato; un'altra tra i 40 e i 50 anni, dello Stato della Renania-NorthWestfalia.
E centinaia di altre persone sono ricoverate in ospedale, per la sindrome emolitico-uremica, provocata dal germe patogeno e che causa insufficienza renale, anemia emolitica microangiopatica, trombocitopenia, difetti di coagulazione e sintomici neurologici variabili. L'origine del virulento ceppo del batterio è un enigma, hanno confermato le autorita' tedesche prima di un gabinetto d'emergenza, a Berlino. L'agente patogeno è stato individuato su cetrioli importati dalla Germania, ma non è chiaro se si siano contaminati lì, durante il trasporto o in Germania. Intanto l'epidemia si allarga; ci sono 36 casi di sospetta Escherichia Coli in Svezia (tutti casi collegati a viaggi nel nord della Germania), un certo numero di casi è stato segnalato anche in Gran Bretagna, Danimarca, Francia e Paesi Bassi (anch'essi tutti collegati a viaggi in Germania). E mentre le autorità sanitarie tedesche fanno appello a non consumare verdure non cucinate e gli agricoltori tedeschi sono stati obbligati a distruggere verdure per un valore di due milioni di euro (soprattutto cetrioli, pomodori e lattughe), un segnale di speranza arriva dall'Istituto di Medicina di Hannover, secondo cui la terapia funziona con l'"Eculizumab", un farmaco a base di anticorpi. Ma la Spagna chiede i danni.

Il PDL ha perso



Il centrosinistra vince le amministrative 2011: 22-8 nei comuni capoluogo di provincia; 7-4 nelle province. Caos nel Pdl
Giuliano Pisapia è il nuovo sindaco di Milano. Con il 55,1 per cento dei voti si assicura la poltrona di primo cittadino. Letizia Moratti, invece, ha raccolto il 44,98 per cento dei consensi. A Napoli la valanga del nuovo sindaco Luigi De Magistris al 65,4% travolge lo sfidante Gianni Lettieri, fermo al 34,6%. Il centrosinistra strappa al centrodestra anche il comune di Cagliari. Il candidato del centrosinistra Massimo Zedda vince con il 59,4% dei voti, mentre Massimo Fantola si ferma al 40.6%. A Trieste il centrodestra cede sia alla Provincia sia al Comune. La Lega perde la roccaforte di Novara.

Michele Misseri assente al momento del delitto si Sarah



Michele Misseri esce dal carcere. Il Gip del tribunale di Taranto, Martino Rosari, accogliendo la richiesta del difensore di Michele Misseri, Francesco De Cristofaro, ha scarcerato il contadino di Avetrana. Il legale di Misseri questa mattina aveva presentato istanza di scarcerazione per la decorrenza dei termini della custodia cautelare. Misseri era in carcere dal 6 ottobre scorso, quando confessò il delitto e fece ritrovare il corpo della nipote, Sarah Scazzi. Dopo avere più volte cambiato versione, fino a quella dagli inquirenti considerata veridica secondo la quale l'omicidio sarebbe stato compiuto dalla figlia Sabrina, alla quale in concorso, secondo le ultime svolte dell'indagine, si sarebbe aggiunta la moglie Cosima, ora Michele Misseri è accusato solo della soppressione del cadavere della 15enne.
MICHELE ASSENTE MENTRE SARAH VENIVA UCCISA - L'omicidio di Sarah Scazzi è stato compiuto nell'abitazione dei suoi zii «in assenza di Michele», che pur essendo ancora formalmente indagato per concorso in omicidio, sembra destinato a rispondere in un eventuale processo a suo carico del solo reato di concorso nella soppressione del cadavere della quindicenne. La custodia cautelare per quest'ultimo reato è di sei mesi. Essendo Misseri in carcere dall'ottobre scorso, i termini di custodia preventiva sono quindi scaduti.
COSIMA E SABRINA MUTE DAVANTI AL PM - Cosima Serrano e Sabrina Misseri si sono avvalse della facoltà di non rispondere all'udienza di convalida del provvedimento cautelare eseguito nei giorni scorsi, con le accuse di concorso in omicidio volontario e soppressione di cadavere, per la morte di Sarah Scazzi. Da quanto si è appreso, le due donne hanno seguito la strategia difensiva suggerita dai rispettivi legali difensori. All'udienza era presente, oltre al gip di Taranto, Martino Rosati, il procuratore aggiunto, Pietro Argentino, il pubblico ministero Mariano Buccoliero e il capo della Procura, Franco Sebastio.
SEQUESTRATA L'AUTO DI COSIMA - Intanto ci potrebbe essere un'ipotesi alternativa nella morte di Sarah. La chiama così il gip nella sua ordinanza di custodia cautelare in carcere per Cosima e Sabrina Misseri. Ossia che l’omicidio non sia avvenuto né in garage, né in casa, ma in automobile. E così si cercano tracce biologiche di Sarah nella Opel Astra azzurra di sua zia, posta sotto sequestro il giorno in cui Cosima è finita in carcere perché accusata di concorso nell'omicidio e di occultamento di cadavere insieme con la figlia Sabrina.

venerdì 27 maggio 2011

Gli Italiani si rifanno il naso



Gli italiani si rifanno il naso, ancor di più dei denti e dei glutei (comunque sul podio nella classifica delle “ricostruzioni” con più appeal). Una questione estetica, ma anche e soprattutto funzionale. Circa il 70% dei pazienti che arrivano in sala operatoria per risolvere una patologia rinologia, approfittano per un “ritocchino”. Ed è in quel momento che due specifiche professionalità convergono, guardando direttamente al futuro. Anche di questo si è parlato durante il 98° congresso nazionale della Sio, Societa' italiana di otorinolaringologia e chirurgia cervico-facciale, in corso ad Udine fino a sabato.
“Il naso – spiega il dott. Ignazio Tasca, Direttore del dipartimento di E.N.T. dell’Ospedaledi Imola - rappresenta una delle chirurgie più sfidanti della chirurgia estetica facciale. Ma si tratta di una moneta che ha due facce. Lo sviluppo di tecniche che riescano ad abbinare il risultato formale a quello funzionale rappresenta il presente ed il futuro del settore”. Un settore sempre in evoluzione, che ogni giorno fa un passo avanti verso la coniugazione della ricerca scientifica e del benessere “sociale” della persona.
“La novità che stiamo portando avanti – continua Tasca - è un approccio “aperto” al naso, utilizzando cioè tecniche anche endoscopiche (fondamentali a scopo didattico) che ci permettono di vedere le strutture in visuale macroscopica, e di operare rispettando delle strutture che a volte, lavorando al coperto, si possono trascurare, danneggiare o lesionare. Ma a prescindere dall’intervento chirurgico, prima ci deve essere una conoscenza anatomica perfetta e poi un percorso diagnostico accurato, utilizzando ad esempio la rinomanometria e la rinometria. Questo ricongiungimento tra i due diversi approcci negli Usa è già realtà. Non c’è il chirurgico plastico generale, come da noi. Lì c’è lo specialista, che è otorino prima e poi specializzato nella chirurgia estetica facciale. In Italia ci stiamo muovendo in questo senso. E siamo già a buon punto, come dimostra la nutrita presenza di specialisti italiani chiamati ad intervenire nei congressi mondiali di rinologia”.

Nuoivo testimone: Ho visto Melania salire in macchina con tre persone




Melania Rea era sul Colle San Marco con il marito e la figlioletta nel pomeriggio del 18 aprile. Poi ha litigato con il coniuge e si è allontanata. Poco dopo, sul vialetto del Pianoro del Colle è salita su un auto che aveva a bordo forse tre persone, tra cui un uomo e due donne".
Lo dice un nuovo testimone nell'inchiesta sulla morte della 29enne di Somma Vesuviana (Napoli), trovata uccisa con trentadue coltellate a Ripe di Civitella, nel teramano, il 20 aprile scorso. La testimonianza che avvalorerebbe per la prima volta il racconto della scomparsa della donna fatto agli inquirenti dal marito, il Caporal Maggiore Salvatore Parolisi, deve essere ancora verificata in tutti i suoi aspetti da chi indaga sul caso.

Concorso in omicidio: arrestata Cosima Serrano




Concorso in omicidio volontario. Questa l’accuse che ha portato in carcere Cosima Serrano, la moglie di Michele, la mamma di Sabrina. Il suo nome era finito nel registro degli indagati solo qualche giorno fa per un atto dovuto, visto che erano stati disposti accertamenti tecnici irripetibili presso il Ris di Roma. Ad accusare Cosima, secondo la procura, ci sarebbe un rapporto dei Ros secondo cui il giorno della scomparsa (e della morte) di Sarah, il telefono di Cosima Misseri alle 15.25 si trovava in garage. Secondo i militari, i telefoni della famigliaMisseri quando sono nell’abitazione agganciano una cella Umts. Cella, questa, che non viene agganciata quando i telefoni si trovano nel garage interrato vicino all’abitazione. In questo caso i segnali dei telefonini vengono ritrasmessi da una cella Gsm che non verrebbe mai captata - ma si tratta di ipotesi investigative - quando i telefoni si trovano sul piano stradale, nella veranda oppure nell’abitazione dei Misseri. I telefonini di famiglia, comunque, non sono dotati di dispositivo satellitare Gps, quindi è estremamente difficile rilevarne con precisione l’effettiva ubicazione. Ora Cosima è accusata di concorso in omicidio volontario, Sabrina di omicidio premeditato e Michele di «occultamento di cadavere in seguito a ordine». Secondo questa ricostruzione, Sarah sarebbe stata uccisa in casa da Sabrina con l’aiuto di Cosima,mentre a Michele sarebbe poi stato ordinato di sbarazzarsi del cadavere.

mercoledì 25 maggio 2011

Richiesta di arresto per Cosima Misseri




La Procura di Taranto chiederà l'ordine di arresto per Cosima Misseri, moglie di Michele e zia di Sarah Scazzi, uccisa ad Avetrana nell'agosto scorso. La donna, sorella della mamma di Sarah, era già stata indagata nei giorni scorsi per concorso in omicidio. Ambienti vicini alla procura di Taranto spiegano ad Affaritaliani.it che la richiesta potrebbe arrivare da un momento all'altro, e non in concomitanza con i risultati degli esami del Dna. Il gip, Martino Rosati, avrebbe deciso il mandato di cattura per la zia Cosima già nei giorni scorsi, e indipendentemente dai risultati del Ris sulle analisi del Dna, attesi per oggi.
In queste ore, infatti, a Roma il Ris sta svolgendo la comparazione del dna rilevato sul telefonino di Sarah e nel garage di casa Misseri e quello prelevato a Cosima Serrano, Ivano Russo (amico di Sarah e Sabrina e possibile movente del delitto), Michele Misseri, la stessa Sabrina, Carmine Misseri (fratello di Michele) e Cosimo Cosma, nipote di Michele Misseri. La procura, dunque, con tutta probabilità, chiederà l'arresto di Cosima Serrano. La Procura avrebbe chiesto anche una nuova ordinanza di custodia in carcere per Sabrina Misseri. I reati ipotizzati sarebbero concorso in sequestro di persona e omicidio.
GLI ESAMI - Ad affidare ai carabinieri i nuovi accertamenti tecnici irripetibili è stata proprio la Procura di Taranto, titolare dell'inchiesta. Si tratta di esami di tipo dattiliscopico-biologico su una serie di reperti sequestrati a casa Misseri e nel garage della stessa abitazione e sul dna prelevato a metà aprile non solo di Cosima ma anche di Carmine Misseri e Cosimo Cosma, fratello e nipote di Michele, indagati per il solo concorso in soppressione di cadavere.
IL CELLULARE DI SARAH - Sarà esaminato anche il cellulare di Sarah, fatto ritrovare mezzo bruciacchiato da zio Michele a fine settembre nelle campagne alle porte di Avetrana. In particolare, gli accertamenti saranno effettuati sulle linguette di metallo che la ragazzina usava portare attaccate al telefono. Sull'apperecchio furono isolati due profili genetici, uno maschile e uno femminile, che non appartengono però né a Sabrina, né a suo padre Michele.

21 ottobre 2011..... la nuova fine del mondo?




Tanto clamore, molti scherni, ma anche ansia e paura per quelle fatidiche date che tutti, navigando sul web, incontriamo sulla nostra strada. Facciamo finta di nulla, cerchiamo di aggirare l’ostacolo, ma in fondo dentro di noi un pizzico di timore si scatena: e, se fosse vero? Siamo passati indenni nelle due principali giornate (11 e 21 maggio) che molti, prendendo spunto da profezie bibliche o dati pseudoscientifici, hanno bollato come punti di riferimento per l’inizio della catastrofe umana, l’inizio della “fine del mondo”. Ora ad attenderci ci sarebbe il prossimo 21 ottobre, data in cui il fuoco dovrebbe divorare il nostro pianeta. Ma come nascono queste credenze? Quanto c’è di vero? Sono soltanto nostre errate interpretazioni catastrofiche e autodistruttive? Forse la scelta giusta sarebbe quella di optare per la “via” di mezzo: non essere terrorizzati da tali profezie, dato che, come abbiamo visto nel mese di maggio nulla di altamente distruttivo è accaduto, ma magari utilizzarle come spunto di riflessione. Fatto certo è che nella giornata dell’11 maggio, per la quale il sismologo Raffaele Bendandi previde la distruzione di Roma a causa di uno spaventoso terremoto, circa il 20% in più dei dipendenti pubblici romani, rispetto alla stessa data del 2010, si è messo in ferie. Riversandosi in parchi pubblici o a casa di amici per ricevere sostegno e compagnia. Forse allora non siamo così insensibili davanti a queste nefaste predizioni. Il sismologo, astronomo, scienziato autodidatta Raffaele Bendandi (scomparso nel 1979), che venne anche soprannominato “l’uomo che prevede i terremoti”, basava la sua teoria sul movimento degli astri, pertanto secondo i dati da lui raccolti, l’origine dei terremoti sarebbe prettamente cosmica.

A lume di candela perchè allergica all'energia elettrica




Allergica all’elettricità: l’auto-diagnosi che è costata a Janice Tunnicliffe, cittadina britannica di 55 anni, la luce, gli elettrodomestici, il comfort tecnologico delle abitazioni moderne.
Janice risiede - racconta quotidiano britannico Daily Mail - in un cottage a Wellow, vicino a Nottingham, e si ritiene affetta da una sindrome rara, rarissima, denominata elettrosensibilità. I medici, così come il servizio sanitario britannico, non le riconoscono la patologia, considerata piuttosto un disturbo psicosomatico. I campi elettromagnetici emessi da qualsiasi tipo di apparecchio elettrico le scatenano reazioni avverse. Ma com'è vivere spenti? Oggi che il risparmio energetico è diventato talmente raro da porsi come oggetto di campagne di sensibilizzazione? Niente televisione, niente Internet, nessuna possibilità di comunicare al cellulare. La casa di questa donna, pensate un po’, non ha nemmeno il frigorifero. Congelatore e computer, poi, neanche a pensarci. Ricorda la casa dell’hobbit con la differenza che qui il sacrificio di fare a meno della tecnologia e dell’energia è una scelta obbligata dal disturbo fisico.
La vita di Janice è un’esistenza a luci spente, fatta di serate a lume di candela, trascorse in intrattenimento d’altri tempi, a giocare a scacchi o a scarabeo. E se le vien voglia di prepararsi una tisana, niente da fare: anche il bollitore deve restare off, come tutto del resto. Un’allergia talmente invasiva da influenzare persino la vita di chi le vive accanto, e non ci riferiamo soltanto ai familiari bensì anche ai vicini di casa, costretti a navigare senza affidarsi al wireless per non crearle ulteriori allergeni. I campi elettromagnetici le scatenano mal di testa, nausea, formicolii. Tutto ha avuto inizio quando per curarsi da un cancro si è sottoposta a chemioterapia, circa tre anni fa. La casa è totalmente isolata dalle onde elettromagnetiche, con finestre schermate.
Il benessere, oltre che un sospiro di sollievo, per questa donna arriva solo quando si reca in campagna, dove può trovare la pace completa dai segnali elettrici e sentirsi al sicuro. Paradossalmente sta bene quando tutti noi entriamo nel panico, ovvero quando c’è un black out in città

martedì 24 maggio 2011

Rapporti non protetti per il pedofilo Seppia




"Ho fatto sesso a tre con don Riccardo Seppia e un ragazzo albanese": il giovane egiziano Mohamed, diciotto anni compiuti lo scorso dicembre, aggrava con le sue dichiarazioni la situazione di don Riccardo Seppia, arrestato con l’accusa di violenza su minore e cessione di cocaina. Da vittima ora anche Mohamed, diventato maggiorenne, è indagato per favoreggiamento della prostituzione. È stato lui, infatti, a coinvolgere il diciassettenne albanese: entrambi vivono in una casa famiglia di Genova per ragazzi svantaggiati. Il chierichetto baciato dal parroco nella canonica della parrocchia di Santo Spirito ha detto di essersi spostato in tempo e che il sacerdote è riuscito "soltanto" a palpargli il sedere. Si profila quindi una nuova formulazione di accuse per il prete, trasferito ieri da Marassi alla sezione sex offenders del carcere di Sanremo: la violenza diventa tentata ma si aggiunge l’induzione alla prostituzione minorile.
Il suo avvocato, intanto, ha presentato ricorso ieri a Milano al Tribunale del riesame. Ma gli inquirenti snocciolano tutta una serie di contraddizione tra la sua versione e i riscontri e le ammissioni degli altri interrogati. Non aggraverebbe invece la sua posizione il fatto di essere sieropositivo, come riporta l’ordinanza di arresto (durante la perquisizione della sua auto sono stati trovati alcuni farmaci) e come lui stesso ha dichiarato entrando in carcere. I rapporti, a quanto pare, sarebbero stati sempre protetti.

Nuovo colpo per la camorra



Un nuovo colpo duro alla camorra. Giuseppe Dell'Aquila, 49 anni, tra i trenta latitanti più pericolosi, è stato arrestato dalla squadra mobile di Napoli. L'uomo, considerato il reggente del clan Contini-Mallardo e ricercato dal 2002, era nascosto in una villa Blindata a Varcaturo, sul litorale flegreo. Dell'Aquila è accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso, armi e altri reati. Giuseppe Dell'Aquila, soprannominato 'Peppe 'o ciuccio', per moltissimi anni rivelatosi imprendibile dalle forze dell'ordine, è ritenuto uno dei fondatori della cosiddetta 'Alleanza di Secondigliano'. Si tratta un cartello di famiglie camorristiche che negli anni '80 domino' la scena criminale della città, dopo aver inscenato una lunga, sanguinosa guerra con altre bande criminali.
Cresciuto all'ombra della potente famiglia dei Mallardo di Giugliano in Campania, acquistò in poco tempo la fama di boss emergente che partecipava a tutte le riunioni decisionali. Divenne ben presto punto di riferimento anche del clan Contini, alleato dei Mallardo.
Alla fine degli anni '80 la sua influenza all'interno della coalizione di clan era tanta che, come racconta un pentito, per sua intercessione ottenne che i Giuliano - Patrizia Giuliano, sorella del 'boss' di Forcella, Luigino era la sua compagna - non fossero sterminati dal gruppo Mallardo-Contini-Licciardi che avevano costituito l'Alleanza di Secondigliano.
Uscito dal carcere nel 2001, si diede alla latitanza nel luglio dell'anno successivo quando nei suoi confronti la magistratura emise un provvedimento di arresto in quanto doveva scontare una pena residua.
Le forze dell'ordine sono state più volte sul punto di catturarlo ma in più di una circostanza Dell'Aquila è riuscito a sfuggire alla cattura con fughe rocambolesche. Nell'aprile 2009 era nascosto a Giugliano in Campania, ma quando gli agenti arrivarono nel suo nascondiglio, lo aveva lasciato da poche ore.
Nell'agosto successivo era a bordo di una lussuosa imbarcazione ormeggiata nelle acque del porticciolo di Mergellina. Per sfuggire alle forze dell'ordine che lo braccavano, si lanciò dalla barca e si dileguò a nuoto.

Pirlo è della Juventus




La ricostruzione dopo un'annata sciagurata è cominciata e il primo tassello della Juventus 2011-12 è andato al proprio posto: Andrea Pirlo è ufficialmente un giocatore della formazione bianconera.
Dopo le visite mediche di martedì mattina, la società piemontese ha comunicato, sul proprio sito internet, di aver raggiunto l'accordo con il centrocampista bresciano classe 1979.
Il contratto firmato dall'ex calciatore del Milan è un triennale, che andrà in scadenza il 30 giugno 2014. La prima conferenza stampa di Pirlo da bianconero è in programma mercoledì.
Il nome di Pirlo è stato recentemente inserito nell'elenco dei convocati di Cesare Prandelli per il doppio impegno che attende l'Italia, in campo contro l’Estonia venerdì 3 giugno a Modena e martedì 7 a Liegi contro la Repubblica d’Irlanda.

Licenziamenti in Ferrari




La Ferrari corre ai ripari dopo il pessimo inizio del Mondiale, che rischia di pregiudicare l'intera stagione del Cavallino Rampante, distante anni luce dagli avversari, Red Bull e McLaren.
Dopo appena cinque Gran Premi il primo a pagare è il direttore tecnico Aldo Costa, che "lascia il suo attuale incarico di Direttore Tecnico per assumere nuove responsabilità all’interno dell’azienda". Gli errori nel disegno della F150 sono alla base di questa drastica decisione.
Il comunicato della Ferrari prosegue illustrando la nuova riorganizzazione della scuderia di Maranello: "Contestualmente le attività tecniche sono state riorganizzate in tre aree: Autotelaio, affidata a Pat Fry, Produzione, sotto la responsabilità di Corrado Lanzone, e Motori ed Elettronica, che resta a Luca Marmorini. Tutti e tre rispondono direttamente al Team Principal Stefano Domenicali".
Intanto Massa prova a suonare la carica in vista di Montecarlo: "Sono tornato a Monaco lunedì mattina dopo un fine settimana davvero deludente. Speravamo di fare molto meglio in termini di prestazione ed in più ho avuto anche il primo problema di affidabilità dell'anno. Ci aspettavamo che i nostri rivali principali fossero molto forti a Barcellona, visto che la nostra macchina non è efficiente come la loro in termini di carico aerodinamico. Quello che non ci aspettavamo era di soffrire così tanto con la nuova gomma dura che la Pirelli ha portato in questo Gran Premio. Mi piace il weekend di Monaco, spero di fare bene".

lunedì 16 maggio 2011

Napoli: Dopo 21 anni la Champions




Con un 1-1 dal sapore vagamente estivo Napoli e Inter festeggiano al San Paolo la conquista matematica dell'accesso diretto alla Champions League per i partenopei e del secondo posto in campionato per i nerazzurri. Gara viva e aperta solo nel primo tempo dove al solito Eto’o replica Zuniga. Secondo tempo giocato a ritmi da amichevole, e impreziosito solo dal ritorno in campo di Samuel.
Primo tempo vivace e divertente, lo spettacolo in avvio è favorito dall’atteggiamento tattico spregiudicato delle due formazioni. Al quarto d’ora gli uomini di Leonardo passano in vantaggio con una prodezza di Eto’o, che indovina l’angolo con una bordata di destro dai 20 metri: De Sanctis non può che stare a guardare, il camerunense segna la sua trentacinquesima rete stagionale. Il San Paolo vive alcuni minuti d’incertezza: il Napoli mantiene il possesso palla ma crea pochissimo (solo qualche sparuta iniziativa di Lavezzi), mentre i meneghini in contropiede fanno paura e sfiorano il 2-0 con Maicon (palo) e Milito.
Nel finale la rete che scaccia l'angoscia: dopo un batti e ribatti nell’area nerazzurra Zuniga mette dentro di sinistro da pochi metri. 1-1.
Dopo un primo tempo vissuto a grande intensità, nella ripresa si gioca a sprazzi. Entrambe le formazioni, paghe del risultato, attuano un possesso palla lento e ripetitivo e provano a creare pericoli con improvvise accelerazioni. Nonostante alcuni spunti di Hamsik e Milito e l’ingresso in campo di Pazzini la gara si spegne senza sussulti. Nel finale rientra Samuel dopo il lungo infortunio. Al triplice fischio si scatena la festa del San Paolo.

Clemente Russo, Tatanka torna sul ring per timbrare Londra 2012




Clemente Russo è pronto a tornare sul ring. Archiviato il lancio di Tatanka (suo soprannome per il modo di combattere simile a un bisonte che carica), il film uscito di recente al cinema e liberamente ispirata a uno dei racconti di “La bellezza e l’inferno” (secondo libro di Roberto Saviano), il campione di Marcianise si concentra sulle “World Series of Boxing – Individual Championships” (che verranno trasmesse da Italia 1 il 28 maggio). Un appuntamento fondamentale per la sua carriera. Infatti Clemente sogna un oro a Londra 2012 dopo l'argento conquistato a Pechino. E quindi, nel corso di un'intervista a Studio Sport XXL, annuncia: "Voglio vincere questo titolo del mondo perché vorrebbe dire qualificarsi alle Olimpiadi con un anno e mezzo di anticipo". Obiettivo da raggiungere quanto prima anche perchè a quel punto, "mi godrei la gravidanza di mia moglie e la nascita di mia figlia e poi avrei ancora tempo per allenarmi. Se non vinco devo fare gli Europei, i Mondiali e il torneo di qualificazione olimpica e tutto questo mi porterebbe addosso uno stress esagerato". Sul suo avversario, l’azerbaigiano Magomedrasul Medzhidov, Russo dichiara: "Ha vinto sei incontri su sei come me, ma non ho ancora iniziato a studiarlo: lo farò solo nei giorni imminenti alla gara. Ora voglio concentrarmi su di me, soprattutto mi sto allenando sulle sette riprese: non ho mai combattuto su sette riprese, può essere una difficoltà, ma sto rispondendo bene".

Prete accusato di violenza sessuale su minore



E' il giorno dell'interrogatorio di garanzia nel carcere genovese di Marassi per don Riccardo Seppia, il parroco della chiesa di Santo Spirito a Sestri Ponente, indagato per presunte violenze sessuali su minorenne. In mattinata il sacerdote indagato incontrerà il suo avvocato Paolo Bonanni e deciderà se avvalersi della facoltà di non rispondere.
Nell'omelia di ieri, nella chiesa del prete, nessun riferimento allo scandalo pedofilia-cocaina. Solo la rilettura del messaggio dell'arcivescovo, il cardinale Angelo Bagnasco. Davanti ad un piccolo gruppo di fedeli, il parroco vicario, don Roberto Ghiara, ha letto il duro monito diffuso ieri dalla Curia. E' il messaggio in cui si accusa don Riccardo Seppia di "comportamenti immorali su un minore e cessione di sostanze stupefacenti" e si esprime "sconcerto, dolore" e "fraterna vicinanza alle eventuali vittime e familiari".
ALTRI TRE INDAGATI - Nell'inchiesta nel frattempo ci sarebbero altre tre persone indagate. Uno dei tre coinvolti è un ex seminarista, di 40 anni, indagato per prostituzione minorile. Probabilmente, l'uomo avrebbe avuto un ruolo nell'adescamento degli adolescenti. Gli altri due sarebbero un commerciante genovese e un uomo di Milano di cui non si conosce ancora la professione. Nei loro confronti le accuse sarebbero di cessione di stupefacenti.
Le accuse contro don Seppia, 50 anni, sono pesanti: pedofilia e cessione di cocaina. Da alcuni mesi il telefono di don Seppia era intercettato dai carabinieri del Nas di Milano. L'inchiesta del pm Pietro Forno riguardava un traffico di sostanze dopanti che si è allargato ad un giro di coca, e tra i clienti c'era anche il sacerdote genovese. Le sue telefonate e gli sms aprono un ulteriore filone, quello che fa ipotizzare agli investigatori l'esistenza di relazioni a sfondo sessuale tra il sacerdote e alcuni ragazzini di 15-17 anni di Genova.
GLI SMS INDICIBILI - Venerdì mattina il testo di un sms fa temere agli inquirenti che da lì a qualche ora un quindicenne si sarebbe incontrato con il prete per un rapporto sessuale. E scatta l'arresto. Gli sms sono espliciti: "E' proprio un bel ragazzo, me lo sc...". Oppure: "Mi piacerebbe... ma lui non ci vuole stare" o "Vieni, per te c'è il solito regalino". Il regalino era la cocaina - secondo l'accusa - che don Riccardo si procurava a Milano, frequentando palestre e sauna e con la quale pagava le prestazioni sessuali nel suo appartamento adiacente alla parrocchia. "Un pendolare del sesso e della droga", lo descrive un investigatore. Don Riccardo in alcuni casi, usa toni sconci, con parole che, da chi le ha ascoltate, vengono definite "irripetibili". Ma il sacerdote, al cappellano del carcere, tenta di difendersi: "Ho mandato quel sms ma solo perché ero sotto l'effetto della coca e non ho mai compiuto gli atti di cui mi accusano, fatelo sapere ai miei genitori e al vescovo". I carabinieri hanno fatto riascoltare le intercettazioni ad alcuni genitori di figli minorenni che abitano nei paraggi di via Calda, dove si trova la parrocchia, nel tentativo di identificare voci e ricostruire eventi.
"Sì, che frequentasse dei ragazzi si sapeva, ma la droga, quella proprio no". Terminata la messa, i fedeli commentano l'arresto. Ad ascoltare le voci dei parrocchiani, emerge l'altra faccia di don Riccardo, quella che gli era valsa il soprannome "il prete della notte". Nel quartiere molti raccontano delle sue serate in alcuni locali di via Sampierdarena. Stefania è implacabile quando spiega che "io sono sempre venuta in chiesa, da bambina e da ragazzina, ma da quando è arrivato don Riccardo i miei figli il catechismo li ho mandati a farlo a San Nicola".
Davanti alla chiesa è ancora parcheggiata l'auto del parroco, una Toyota Yaris di colore grigio scuro. Secondo un testimone, i carabinieri la avrebbero perquisita venerdì sera portando via alcuni oggetti. Don Seppia ha passato una notte tranquilla in carcere. Il sacerdote è in cella con un altro detenuto, nell'area protetta della casa circondariale destinata ai detenuti che hanno commesso reati con il coinvolgimento di minorenni. Il prete incontrerà presto uno psicologo del carcere e un educatore. I due incontri mirano a comprendere le condizioni psicologiche di don Riccardo e a verificare se possa essere considerato un consumatore abituale o casuale di stupefacenti. Il parroco è sottoposto a strettissima sorveglianza da parte degli agenti penitenziari.

Strauss accusato di stupro



Dominique Strauss-Kahn, numero uno del Fondo Monetario Internazionale, comparira' nelle prossime ore davanti a un tribunale di Manhattan per l'udienza preliminare sul caso del tentato stupro a una cameriera di un hotel.
Il direttore del Fmi ha lasciato in manette alle 23 ora locale (le 5 in Italia) il commissariato di New York, uscendo dalla porta posteriore ed e' stato trasferito in una localita' sconosciuta (non e' chiaro se il palazzo di Giustizia di Manhattan o uffici per essere sottoposto a esami medici).
A circa 30 ore dal suo arresto su un aereo dell'Air France, Strauss-Kahn, che non godra' dei benefici dell'immunita' diplomatica, e' uscito dall'edificio di Harlem con un'aria molto stanca. Intanto, la polizia di New York ha ottenuto un nuovo mandato per esaminare gli abiti dell'economista e accertare la presenza di eventuali "tracce di capelli o sperma", ha spiegato il portavoce della polizia di New York.
Gli avvocati Benjamin Brafman e William Taylor sono arrivati nel tribunale di New York. Il direttore del Fmi si dichiarera' "non colpevole". Lo riferisce la radio francese Europe 1. La procedura Usa prevede che il giudice, nell'udienza preliminare, dovra' decidere se trattenerlo in stato d'arresto o rilasciarlo dietro cauzione. Nel corso dell'udienza verra' anche deciso se convocare o meno un gran giuri', composto da 16 a 23 cittadini, che dopo aver ascolatto l'accusa e la difesa, dovra' decidere se procedere o meno con l'incriminazione.

giovedì 12 maggio 2011

E' l'Inter l'altra finalista di Coppa Italia




Negli anni scorsi è valsa quasi sempre la coccarda tricolore (ma anche la Supercoppa italiana e, soprattutto, lo scudetto, sempre finito nella bacheca nerazzurra), stavolta è "solo" una semifinale di Coppa Italia, ma la sfida infinita fra Inter e Roma a tarda primavera ha sempre un fascino particolare e qualcosa di importamnte in palio, visto che per nerazzurri e giallorossi, a secco in campionato e prematuramente (i capitolini per... ordine cronologico, i campioni d'Europa in carica per occasione perduta contro un avversario non certo irresistibile) è anche l'ultima chance di vincere qualcosa in stagione. La Beneamata quantomeno ha già alzato nell'anno... sportivo al cielo la stessa Supecoppa (3-1 a fine agosto ai giallorossi proprio al Meazza) e il Mondiale per club, e si è assicurata un posto nella più prestigiosa competizione continentale per il 2011-2012, i capitolini invece sono costreti a rincorrere l'Udinese per evitare di accontentarsi dell'Europa League. E devono inseguire anche mercoledì sera a San Siro, battuti 1-0 all'Olimpico all'andata dal "solito" Stankovic, uno che nei derby con la magla della Lazio o nei tanti confronti all'ombra della Madonnina, ha spesso lasciato il segno.
Montella è senza Totti, ancora sotto squalifica, e sceglie per l'attacco Borriello e Menez, davanti a Doni ci sono Cassetti, l'ex Burdissso, Juan e Riise, a centrocampo tornano (out in campionato per... mano, è proprio il caso di dirlo, della Disciplinare) De Rossi e Perrotta, con un altro dal passato meneghino, Pizarro, e Simplicio, indisponibili anche Taddei (a sua volta squalificato) e Brighi, stagione finita. Padroni di casa con diverse seconde linee, in mezzo con Lucio, squalificato Ranocchia, c'è Chivu, a centrocampo Kharja e Mariga con Zanetti e Cambiasso, coppia gol Eto'o-Pazzini (che ricordi da brivido per la Roma un anno esatto fa con la Samp...), solo panchna per Milito e il recuperato Motta.
Primo tempo non certo esaltante, l'Inter controlla, la Roma non affonda più di tanto, anche se l'occasione migliore è per De Rossi, dopo l'intervallo ospiti col look rifatto, fuori Simplicio e Pizarro, dentro Vucinic e Greco, ma passano gli ormai ex tricolori, torna al gol Eto'o, a secco da un po' ma di recente uomo assist per eccellenza, destro nell'angolino, Doni impotente e finale, proprio a Roma, a un passo, visto che ai giallorossi servirebbero ora due reti.
Altri cambi, tocca al baby Caprari, seconda di fila dopo la presenza nel finale col Milan, Leo replica con Milito per Pazzini e Motta per Kharja, l'argentino si divora il raddoppio, Borriello prima spaventa Julio Cesar, poi centra il palo, discorso qualificazione che si sarebbe potuto riaprire, e non chiuso poco dopo ancora da Eto'o, ma i minuti passano, e il Palermo, qualificatosi a spese del Milan neoscudettato, sembra ormai vicino. A 6' dal 90', però, di nuovo Borriello ha la palla buona, e, di testa, non la sbaglia, 1-1 e sofferenza finale per il pubblico interista.
Ultimi istanti palpitanti, Maicon, diffidato, becca un giallo da Orsato e si gioca comunque il posto in finale, l'assalto giallorosso non serve, anche Doni chiude al cospetto di Julio Cesar, ma finisce 1-1, e l'Inter si regala una chance per chiudere col sorriso, Roma rimandata agli ultimi 180' di campionato, ma gli smacchi cominciano ad essere troppi.

Melania: è ancora mistero



È durato7 ore il nuovo colloquio nella caserma dei carabinieri di Castello di Cisterna di Salvatore Parolisi, marito di Melania Rea, con il pm Umberto Monti di Ascoli Piceno e con i carabinieri che indagano sul brutale omicidio della donna, scomparsa da Ascoli Piceno il 18 aprile e ritrovata due giorni dopo uccisa a coltellate nei boschi del Teramano.
Un faccia a faccia, finito poco prima delle 21, e non un interrogatorio, dato che il caporalmaggiore dell'esercito rimane un testimone, nonchè parte offesa nel procedimento, che ha reso sommarie informazioni testimoniali.
Insomma, per ora, un vedovo e non un indagato. Dalla caserma, camicia rosa e viso tirato, Parolisi è uscito a bordo di un'auto condotta da un familiare, senza rilasciare dichiarazioni. Il faccia a faccia si aggiunge a un'altra audizione di otto ore la scorsa notte.
Da quel colloquio era attesa da molti la svolta, in particolare per la posizione di Parolisi, da subito finito sotto la lente degli investigatori per alcune incongruenze e contraddizioni nella ricostruzione delle ore della scomparsa della moglie. In realtà non sono venuti fuori quelli che gli inquirenti definiscono «spunti» per la prosecuzione delle indagini, almeno al momento.
Il sottufficiale ha ricostruito il quadro di quelle ore, ma anche quello dei rapporti coniugali con estrema sicurezza, in maniera serena: «non avrei mai lasciato Melania, non avrei mai messo a rischio il matrimonio» ha detto, nonostante la storia extraconiugale con una soldatessa di 27 anni di cui era stato l'istruttore, uno dei punti più spinosi su cui gli inquirenti volevano chiarimenti, perchè Salvatore ne aveva parlato come di una storia di poco conto.
Il caporalmaggiore ha spiegato di non avere voluto ferire i sentimenti dei familiari in un momento così drammatico. Ma l'impressione è che oltre alla sua posizione gli inquirenti si aspettino da lui imput per ipotesi alternative su cui indirizzare le indagini. Così non è avvenuto la scorsa notte, ma proprio questo aspetto sarebbe al centro del nuovo confronto con gli inquirenti. Che suppongono che l'uomo sappia più di quanto abbia detto: le contraddizioni della sua versione potrebbero essere servite, ad esempio, a coprire altre responsabilità, più o meno consapevolmente.
SPUNTA LA PISTA DELLA CASERMA- Come e in quale contesto, però, è ancora tutto da chiarire, anche se gli investigatori sembrano avere già qualche idea. Le indagini vanno avanti, ufficialmente ancora in tutte le direzioni, anche se fin da subito molti accertamenti si sono concentrati sull'ambiente di lavoro di Salvatore, cioè il Rav Piceno, fiore all'occhiello dell'esercito dove vengono addestrate le soldatesse.
Oggi i carabinieri hanno sentito altri testimoni ad Ascoli Piceno, si attendono i risultati degli accertamenti di polizia scientifica del Ris, in particolare sul Bosco delle Casermette a Ripe di Civitella, dove fu scoperto il corpo di Melania e ormai considerato il luogo in cui è avvenuto il delitto, e quelli del Ros sui tabulati telefonici e sugli spostamenti dei telefonini della coppia e di altre persone tra Ascoli e il Teramano, un'analisi che però finora non ha prodotto «evidenze».
In particolare per quel che riguarda i cellulari di Salvatore e Melania, che tra le 14:20 e le 14:40 del 18 aprile hanno agganciato la cella di Ripe di Civitella, la stessa di Colle San Marco, da dove la donna è scomparsa.

Morta a 12 anni schiacciata da un cavallo



È caduta da cavallo mentre si stava per saltare un ostacolo, ha battuto violentemente la testa a terra e l'animale, a quel punto, le è rovinato addosso schiacciandola ed uccidendola. La tragedia in Valtellina. La vittima è Rachele Mazza, 12 anni, che abitava a Sondrio con i genitori ed altri tre fratelli. Il drammatico incidente è avvenuto nel tardo pomeriggio al maneggio «Meriggio Equitazione» di Albosaggia (Sondrio), dove la ragazzina si stava esercitando. Soccorso dai sanitari della Cri, giunti sul posto con l'ambulanza mandata dal 118, è stata trasportata d'urgenza all'ospedale del capoluogo della Valtellina e ricoverata in gravissime condizioni per i diversi traumi.
In serata le condizioni dell'adolescente sono precipitate al punto da determinarne il decesso. I carabinieri del Nucleo operativo della COmpagnia di Sondrio, coordinati dal capitano Claudio De Leporini, sono stati impegnati a lungo negli accertamenti al maneggio «Meriggio», dove nelle prossime ore effettueranno probabilmente nuovi sopralluoghi per le indagini. Impietrito dalla tragedia il titolare del centro ippico, Carlo Pellegrini, che prepara diversi ragazzini alle gare da disputarsi in Lombardia ed in altre regioni, alle quali talvolta ha preso anche parte la dodicenne

martedì 10 maggio 2011

Altri tre cadaveri a Lampedusa




Lo sforzo di un'intera isola per salvare i naufraghi è riuscito a evitare una tragedia, ma non del tutto: almeno tre persone sono comunque morte nello sbarco drammatico di domenica.
Tre cadaveri sono stati infatti recuperati sotto il barcone che si era incagliato domenica sugli scogli, a Lampedusa. Lo si apprende dal Comando generale delle Capitanerie di Porto. Sono intervenuti i sommozzatori e altro personale della Guardia Costiera. Uno dei tre cadaveri è di un giovane di circa 25 anni, mentre degli altri due ancora non si hanno notizie. Tutti e tre sono stati portati a terra.

Violentata a 13 anni perchè lesbica




Violentata per "correggere" la sua omosessualità. E' accaduto a una 13enne di Pretoria, in Sudafrica. Si tratta del cosiddetto "stupro correttivo", una realtà purtroppo molto diffusa nel paese. La stessa sorte toccò tre anni fa alla campionessa di calcio Eudy Simelane, una delle prime donne a dichiarare di essere lesbica: la calciatrice subì uno stupro di gruppo e fu poi uccisa con 25 coltellate.
E il mese scorso un'altra ragazza, Noxolo Nogwaza di 24 anni, è stata uccisa da un gruppo di "correttori" che prima l'hanno stuprata e poi l'hanno massacrata a colpi di bottiglia e di pietra. Nogwaza era un'attivista per i diritti di gay e lesbiche conosciuta nella township di Kwa Thema, a est di Johannesburg.
L'ultimo episodio di violenza allo scopo di "correggere sessualmente" le lesbiche è accaduto giovedì scorso. E' stato reso noto dal Ministero per la giustizia e lo sviluppo costituzionale sudafricano: il portavoce, Tlali Tlali, condannando fermamente il fatto, ha detto che "i diritti di gay e lesbiche sono diritti umani e costituzionali che devono essere protetti e rispettati in ogni momento".
Proprio lo stesso giorno dello stupro il governo ha annunciato la creazione di una unità speciale per combattere questo tipo di reato. Della squadra anti crimini di odio sessuale, che sarà operativa dal prossimo 15 luglio, faranno parte sei rappresentanti della magistratura, della polizia e del ministero dello sviluppo sociale e sei rappresentanti di organizzazioni di omosessuali, lesbiche, transessuali.
Human Rights Watch (Hrw) ha denunciato un' "epidemia di brutali attacchi omofobici". E sul web un piccolo gruppo di attivisti ha da tempo lanciato la campagna www.change.org.
A differenza di quanto succede nel resto dell'Africa, dove in molti Paesi l'omosessualità è un crimine passibile anche della pena di morte, il Sudafrica con la sua costituzione socialmente avanzata riconosce piena parità di diritti a prescindere dagli orientamenti sessuali. Ed è l'unico Paese del continente a riconoscere i matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Ma la mentalità di gran parte della popolazione è ancora basata su pregiudizi. Secondo una recente indagine del Consiglio di ricerca medica, finanziata dal governo, un uomo su quattro in Sudafrica ha ammesso di aver stuprato una donna; e questa percentuale sale a uno su tre uomini nella provincia di Gauteng, dove Nogwaza e Simelane hanno subito la "rieducazione sessuale".

Giro d'Italia: Morto Weylandt




GIRO D'ITALIA, WEYLANDT QUARTA VITTIMA DI SEMPRE - E' la quarta volta che il Giro d'Italia si trova a piangere un suo corridore. Nel 1952, nel corso della Siena-Roma (4a tappa del Giro)nella discesa della Merluzza presso la madonna di Bracciano il padovano Orfeo Ponsin fu sbalzato di sella e andò a sbattere contro un albero. Nel 1976 lo spagnolo Juan Manuel Santisteban, caduto nella prima tappa a Catania, mori' per trauma cranico. Dieci anni dopo, fu la volta del lombardo Emilio Ravasio, dopo una caduta prima della volata di Palermo.
CHI ERA WOUTER WEYLANDT - Nato a Gent, in Belgio, il 27 settembre 1984 - era professionista dal 2005 (esordio con la Quick Step, dopo un anno da stagista nella stessa squadra) ma aveva dovuto rimandare il suo debutto a causa di una mononucleosi. La sua prima vittoria da professionista era arrivata il 13 settembre 2005 nel Grand Prix Briek Schotte. Nel 2006 la soddisfazione di essersi portato a casa la classifica a punti del Giro di Polonia. Ma era stato il 2007 l'anno con le prime vere soddisfazioni per il velocista belga: una tappa al Giro di Belgio, una all'Eneco Tour, una allo Ster Elektrotoer oltre al secondo posto nella Tre Giorni delle Fiandre Occidentali. Quindi negli anni successivi oltre a una vittoria nella Gent-Wevelgem anche la terza tappa del Giro d'Italia 2010, oltre alla Amsterdam-Middelburg e la quarta frazione del Circuito Franco-Belga. Quest'anno il passaggio alla Leopard-Trek.

Melania: parla la soldatessa




L'inchiesta sull'omicidio di Carmela Melania Rea, la giovane donna assassinata a coltellate in una pineta del Teramano dopo essere scomparsa da Colle San Marco, ad Ascoli, dov'era andata insieme al marito Salvatore Parolisi il 18 aprile scorso, è a un bivio. Ed è proprio il vedovo, caporalmaggiore dell'esercito di stanza al Rav Piceno, lo spartiacque: dalla sua audizione, che appunto dovrebbe essere convocata a breve, si saprà se è indagato per omicidio o se le indagini dovranno ripartire da zero. È la sensazione colta negli ambienti investigativi, dove si fa capire chiaramente che Parolisi non ha detto tutto.
A cominciare dalla sua relazione, stabile, con Ludovica P., 27 anni, caporale all'ottavo Reggimento lancieri di Montebello. Una ragazza anche lei bellissima, come Melania, mora, il corpo sinuoso (come appare in una foto su Facebook, di cui la ragazza ha chiuso la finestra appena la sua immagine ha cominciato a circolare), amante dei cavalli, una laurea alla Sapienza di Roma. Salvatore, sentito dai carabinieri, al comando del colonnello. Alessandro Patrizio, l'aveva liquidata come una storia di poca importanza. Ma non è vero. I due si frequentavano da due anni e sembra che l'ultima volta si siano visti pochi mesi fa, in un albergo di San Benedetto del Tronto. Non solo: il militare avrebbe parlato con lei il 17 aprile, alla vigilia della scomparsa di Melania, promettendole che avrebbe chiesto alla moglie la separazione. Secondo voci non confermate, il primo maggio, quando ormai la tragedia si era consumata, si sarebbero ancora sentiti, ma lui le avrebbe chiesto di chiamarlo al numero di una cabina telefonica, nel timore che la telefonata potesse essere rintracciata attraverso i tabulati dei suoi due telefoni cellulari, uno dedicato.
Nè il tradimento nè questo comportamento bastano a fare di lui il colpevole, ma certo ne definiscono la personalità. Troppe omissioni, troppe incongruenze nel suo racconto di quel giorno. È probabile, infatti, che proprio il 18 aprile lui e Melania, che era al corrente della relazione extraconiugale, avessero litigato di brutto. Ma i parenti della coppia continuano a fare quadrato: Melania sembrava tranquilla, non ossessionata dall'idea del tradimento, e d'altra parte "era una ragazza che non si teneva niente". Dice il fratello Michele. E poi, non voleva lasciare il marito. Il fatto che volesse iscrivere la bambina in una scuola di Somma Vesuviana, significa soltanto che nel suo paese intendeva tornare in attesa di trovare una casa a Sabaudia, dove Salvatore aveva chiesto di essere trasferito. In pratica, ha spiegato Michele, si sarebbe appoggiata a casa dei suoi. Michele ha detto anche che il cognato, tra le altre possibili destinazioni, aveva indicato anche Napoli e Avellino.
Di Sabaudia, però, è Ludovica, e in questo modo Salvatore si sarebbe avvicinato a lei. Sul matrimonio "ne escono di cotte e di crude", sbotta Rocco Parolisi, fratello del caporalmaggiore. "Non si può stare dietro a tutto quello che esce, altrimenti ci vorrebbe un segretario". E aggiunge: "Che le notizie seguano il loro corso. Anche le indagini seguiranno il loro e saranno quelle a fare stato. Quello che si sapeva è stato detto, se c'è qualcosa da chiarire sarà chiarito. Poi chi dovrà, farà l'equazione». Basta con i processi mediatici: se le notizie trapelate «sono cose attinenti a quello che è successo, è giusto che vengano fuori". In caso contrario, Rocco sfida "chiunque a non avere uno scheletro nell'armadio, una marachella".

lunedì 9 maggio 2011

Omicidio Melania/ La soldatessa: "Salvatore voleva separarsi dalla moglie"



Si infittisce la trama dell'omicidio di Melania. Se pure è stato vero, come diceva a me, che si voleva separare, sicuramente a Melania non avrebbe detto che si separava per un'altra donna, ma perché non andavano più d'accordo. Mai le avrebbe detto "ti lascio per un'altra persona", perché comunque le voleva bene e non voleva farla soffrire, questo è sicuro", ha dichiarato Francesca, soldatessa 27enne, ai carabinieri. "Uno non aspetta il giorno di andare via per dire alla moglie che la sta lasciando".
"Mi sono sentita presa in giro da Salvatore, perché lui a me diceva certe cose e, invece, magari sono stata una delle tante", ha anche ammesso Francesca. Salvatore Parolisi, il marito di Melania Rea, suo ex istruttore al Rav di Ascoli Piceno. In undici ore di interrogatorio in caserma a Lecce, la donna ripercorre la storia e nelle sue parole il dubbio di essere stata ingannata da Parolisi si mescola con il desiderio di difenderlo ancora.
IL GIALLO DEI COLTELLI - C'e' anche un passaggio che riguarda i coltelli che le soldatesse sono solite regalare ai loro istruttori a fine corso. I carabinieri nei giorni scorsi hanno sequestrato tre lame in un'armeria di Ascoli: "Lui mi aveva pure raccontato che a volte e' successo che agli istruttori regalino un coltello, ma non a lui, ad altri istruttori, a lui mai". Ma i rilievi sui coltelli sequestrati dai carabinieri non hanno dato esiti positivi e le armi sarebbero risultate incompatibili con le ferite riscontrate sul corpo della vittima. Il marito di Carmela, Salvatore, rimane comunque al centro delle indagini.
PER IL DELITTO SI RAFFORZA LA PISTA PASSIONALE - Si rafforza la pista passionale nel caso dell'omicidio di Melania Rea. Le ultime indiscrezioni che emergono dall'inchiesta dicono che la giovane madre di Somma Vesuviana trovata morta il 20 aprile nel bosco delle Casermette a Ripe di Civitella (Teramo), aveva parlato al telefono con una soldatessa del Reggimento Piceno che probabilmente aveva una relazione con il marito. Melania avrebbe intimato alla ragazza di troncare il rapporto con Salvatore Parolisi, il 30enne caporalmaggiore e istruttore dell'Esercito, che proprio le giovani reclute addestra alla caserma Clementi di Ascoli. Il cadavere della Rea e' stato rinvenuto vicino al poligono di tiro dove le soldatesse del Reggimento Piceno vanno ad esercitarsi.

giovedì 5 maggio 2011

Melania: si cercano due soldatesse



Un misterioso episodio, che sarebbe avvenuto nel tardo pomeriggio del 18 aprile a Villa Lempa (Teramo), sembra gettare nuova luce sul giallo della morte di Melania Rea, la donna scomparsa proprio quel giorno a Colle San Marco, alle porte di Ascoli Piceno, e ritrovata cadavere due giorni dopo a Ripe di Civitella, nel Teramano.
Villa Lempa è una frazione di Teramo, al confine con Ascoli, dove si trova la panetteria in cui è stato rilasciato lo scontrino ritrovato in un cestino dei rifiuti nel luogo del rinvenimento del cadavere. Alcune persone, quel 18 aprile, avrebbero notato due soldatesse, "una delle quali in particolare molto agitata", insieme a un altro militare. "Un comportamento molto strano - hanno riferito i testimoni - tanto che qualcuno voleva addirittura chiamare i carabinieri".
Ma questo episodio non sarebbe stata l'unica anomalia notata il 18 aprile, come è stato raccontato dagli stessi testimoni alla trasmissione Chi l'ha Visto?. Un allevatore di Colle San Giacomo ha riferito di aver visto quel giorno due auto passare a forte velocità tra le 16 e le 16.30. "Ero a cavallo - ha raccontato - ma non hanno decelerato vedendomi. Erano attaccate, meno di 15 metri l'una dall'altra, avevano vetri abbastanza scuri e una era di un colore rosso chiaro".
Il titolare dell'Hotel Panorama di Colle San Giacomo avrebbe invece notato, sempre nel primo pomeriggio del 18 aprile, un pullman di soldati di Chieti che è poi ripartito in direzione di Ripe di Civitella. Il testimone ha anche detto che la notte successiva, sempre a Colle San Giacomo, "c'è stato un enorme traffico di auto, insolito per una località a 1.200 metri d'altezza".
MELANIA NON E' MORTA NEL BOSCO - L'assassinio brutale della 29enne è avvenuto probabilmente non a Civitella del Tronto (Teramo), ma in un luogo imprecisato tra Folignano - luogo di residenza della vittima - e Colle S.Marco, nell'ascolano. E questo dopo il sequestro della donna, rapita da uno o più sconosciuti. Sono alcune indiscrezioni che trapelano oggi dalle indagini sul delitto della giovane madre di una bambina di 18 mesi, e moglie di un caporale istruttore dell'esercito, Salvatore Parolisi, in servizio alla caserma Clementi di Ascoli. Per tali motivi, quindi la competenza sull'omicidio di Melania starebbe per passare direttamente e completamente sotto la direzione della Procura di Ascoli Piceno, che fino ad ora aveva collaborato con quella di Teramo.
Di certo il marito della vittima, Salvatore Parolisi, sarà di nuovo sentito dai magistrati per chiarire alcuni aspetti del suo racconto della scomparsa della moglie, scomparsa che sarebbe avvenuta a Colle S.Marco nel pomeriggio del 18 aprile. Il cadavere di Carmela Rea, detta Melania, originaria di Somma Vesuviana (Napoli) fu trovato nel pomeriggio del 20 aprile, vicino al Chiosco della Pineta, nel bosco montano delle Casermette, in localita' Ripe di Civitella del Tronto ( 1200 metri di quota, e 10 chilometri da Colle S.Marco ), trafitto da 35 tra tagli e coltellate. A segnalare la sua presenza nella zona, una telefonata anonima fatta da un telefono pubblico della citta' di Teramo.
FERMO, SEQUESTRATA LA CASA DI UN EXTRACOMUNITARIO - Intanto è stata perquisita a Fermo l'abitazione di un cittadino extracomunitario. L'estensione degli atti d'indagine nella cittadina marchigiana sarebbe stato un atto dovuto, per dare modo agli inquirenti di non scartare alcuna possibile pista sull'omicidio Melania. I controlli però avrebbero perso, sempre secondo quanto si apprende, consistenza dopo la perquisizione. Nessuna indiscrezione sul presunto ruolo dell'uomo. Le indagini restano comunque in mano agli inquirenti ascolani.

Del Piero: ultimo anno da campione




Alessandro Del Piero finalmente ha rinnovato. Il capitano bianconero ha trovato l'intesa con la società nel nuovo stadio che ospiterà la "Vecchia Signora" dal prossimo campionato.
La location della firma è speciale ed ha sorpreso tutti, per la gioia del numero dieci della Juventus: "E' stata sicuramente una piacevole sorpresa. Per tutti, me compreso. E' stato bello firmare nel nuovo stadio, che è molto bello e che sarà finalmente la nostra casa il prossimo anno".
La data è ancora più speciale per i tifosi della squadra che ha vinto più scudetti in Italia, Del Piero lo sa e ammette che il rinnovo non è arrivato casualmente in questo giorno: "E' capitato in questa occasione, quindi sicuramente è una piacevole ricorrenza. Va benissimo così".
Nel Dna bianconero c'è sempre la vittoria, ed è così anche per il suo capitano, entusiasta per la sua diciannovesima stagione nel capoluogo piemontese: "Questa squadra, questa società, deve avere il massimo delle ambizioni. Ogni volta che si scende in campo bisogna pensare di vincere e cercare di fare tutto per vincere. Poi la strada che ci porterà a questo può essere più o meno tortuosa".
Il presidente Andrea Agnelli non ha mai fatto mancare il suo sostegno a "Pinturicchio", che a sua volta ha ricambiato con grandi giocate e tanti gol oltre che con parole al miele: "L'affetto del presidente, di Andrea, nei miei confronti, non è mai mancato, di conseguenza oggi è stata una piacevole conferma, una piacevole sorpresa. Da parte sua e della famiglia, nei miei confronti c'è sempre stata molta attenzione. Ho avuto il privilegio di godere di questo e ne sono felice".

Il Manchester l'altra finalista Wembley



Tutto facile per il Manchester United che quasi passeggiando va in finale.
I ragazzi di Ferguson non si distraggono, liquidano con un facile 4-1 lo Schalke e raggiungono il Barcellona all'ultimo atto della Champions League.
In un Old Trafford come sempre tutto esaurito, il Manchester United, imbottito di seconde linee e con la testa già alla sfida ben più importante di domenica contro il Chelsea, prova a partire forte per chiudere subito la pratica qualificazione alla finale di Wembley. Berbatov e Nani sprecano le prime due occasioni da gol, con lo Schalke 04 già in difficoltà e non certo vicino ad una difficile "remuntada", ma al venticinquesimo Valencia si inserisce bene e fa 1-0 su assist di Gibson. Alla mezz'ora a chiudere definitivamente già i conti ci pensa lo stesso Gibson che sorprende Neuer con una conclusione rasoterra che vale il 2-0. La partita resta comunque divertente, con Jurado che la piazza all'incrocio per la gioia dei tanti tifosi ospiti, che comunque non sembrano credere nemmeno loro ad una qualificazione che avrebbe del miracoloso.
Rangnick prova nella ripresa a sbilanciare ulteriormente la sua squadra con l'ingresso di Edu, affiancato all'eterno Raul, invisibile o quasi nel primo tempo, ma il Manchester United gestisce facilmente la situazione, con Berbatov che in campo invita saggiamente tutti i compagni a non alzare inutilmente i ritmi. I minuti comunque passano, il risultato non cambia e i giovani "Red Devils" decidono di onorare "all'inglese" partita, avversario e tifosi. Anderson sale in cattedra, speca un paio di occasioni, ma poi chiude due contropiedi per il definitivo 4-1.

Dormi poco? Invecchi il cervello



Dormire troppo o troppo poco e sonnecchiare male sono cattive abitudini che danneggiano il cervello e mettono il turbo all'invecchiamento cerebrale, portando avanti le lancette che scandiscono l'età del nostro cervello fino a 7 anni. Lo dimostra uno studio dell'università di Londra che evidenzia, prove alla mano, come la quantità di sonno finisca per avere un impatto decisivo sulla nostra salute mentale.
Superare di molto le 6-8 ore a notte raccomandate dagli esperti o scendere al di sotto di questa soglia a causa dell'insonnia accelera la velocità del declino cognitivo, riduce le abilità di ragionamento e l'uso del vocabolario.
I ricercatori guidati da Jane Ferrie hanno avvertito che il peggioramento della funzioni cerebrali potrebbe anche innescare il declino fisico e la morte. Basta adottare queste cattive abitudine sotto le lenzuola in età medio-avanzata e portarle avanti per cinque anni per iniziare ad accusarne i contraccolpi. Per giungere a queste conclusioni, i ricercatori londinesi hanno sottoposto un campione a test standard finalizzati a misurare memoria, capacità di ragionamento e vocabolario, fluidità fonemica, fluidità semantica e salute dello stato cognitivo globale.

Recluse per dimezzare pena cercano inseminazione artificiale




Nessun desiderio di maternità per le detenute del carcere del Coroneo di Trieste, ma la voglia di usufruire delle misure alternative concesse per le donne in attesa di un bambino: così il quotidinao Il Piccolo spiega i tentativi di alcune recluse di restare incinte grazie al seme "mirabolantemente" donato da alcuni "colleghi" maschi.
Nel carcere triestino pare infatti che sia stato studiato un insolito sistema di "fecondazione assistita", dagli esiti alquanto dubbi, ma certamente ingegnoso: gli uomini lancerebbero il seme dalle finestre, racchiuso in un guanto, alle donne presenti nel cortile durante l'ora d'aria. Il Coroneo è infatti uno dei pochi carceri italiani a ospitare, nella stessa struttura, detenuti maschi e femmine.
Per quanto lo possa sembrare, che la vicenda non sia una boutade, lo conferma il direttore dell'istituto, Enrico Sbriglia: "Dopo essermi consultato con alcuni medici - si legge infatti sulle pagine de Il Piccolo - ho ritenuto doveroso segnalare alla Procura quanto accadeva, visti anche i rischi di trasmissione di malattie, per tutelare la salute di queste donne".
Per ora la maccheronica donazione di sperma non avrebbe prodotto risultati: "Nessuna donna è rimasta incinta - ha spiegato infatti Sbriglia -''ma l'attenzione degli agenti penitenziari su questo fronte ora è estremamente alta".

mercoledì 4 maggio 2011

Melania: il marito non dice la verità?



L'assassinio brutale della 29enne Carmela 'Melania' Rea e' avvenuto probabilmente non a Civitella del Tronto (Teramo), ma in un luogo imprecisato tra Folignano - luogo di residenza della vittima - e Colle S.Marco, nell'ascolano. E questo dopo il sequestro della donna, rapita da uno o piu' sconosciuti. Sono alcune indiscrezioni che trapelano oggi dalle indagini sul delitto della giovane madre di una bambina di 18 mesi, e moglie di un caporale istruttore dell'esercito, Salvatore Parolisi, in servizio alla caserma Clementi di Ascoli. Per tali motivi, quindi la competenza sull'omicidio di Melania starebbe per passare direttamente e completamente sotto la direzione della Procura di Ascoli Piceno, che fino ad ora aveva collaborato con quella di Teramo. Di certo il marito della vittima, Salvatore Parolisi, sara' di nuovo sentito dai magistrati per chiarire alcuni aspetti del suo racconto della scomparsa della moglie, scomparsa che sarebbe avvenuta a Colle S.Marco nel pomeriggio del 18 aprile. Il cadavere di Carmela Rea, detta Melania, originaria di Somma Vesuviana (Napoli) fu trovato nel pomeriggio del 20 aprile, vicino al Chiosco della Pineta, nel bosco montano delle Casermette, in localita' Ripe di Civitella del Tronto ( 1200 metri di quota, e 10 chilometri da Colle S.Marco ), trafitto da 35 tra tagli e coltellate. A segnalare la sua presenza nella zona, una telefonata anonima fatta da un telefono pubblico della citta' di Teramo.
ASCOLTATO IL MARITO- Verrà di nuovo ascoltato dagli investigatori Salvatore Parolisi, il marito di Melania Rea, la giovane mamma scomparsa da Colle San Marco, ad Ascoli, il 18 aprile scorso e trovata morta in una pineta del teramano due giorni dopo. Per chi indaga sul delitto, infatti, ci sono situazioni da definire con maggiore chiarezza, alcuni particolari che non tornano. Sentito prima di ripartire per la Campania, il caporalmaggiore dell'esercito non avrebbe detto tutto quello che sa e che potrebbe invece essere utile alle indagini per identificare chi e perchè ha ucciso la moglie. Particolari sugli spostamenti del 18 aprile di sua moglie e suoi, soprattutto i tempi, che evidentemente non tornano. Intanto si sono chiusi in un silenzio pressochè totale magistrati e carabinieri di Ascoli.
Circolano su questo giallo troppe voci, troppe congetture, troppe ipotesi, alcune delle quali ritenute dagli investigatori fantasiose se non addirittura completamente prive di fondamento. E allora il procuratore capo Michele Renzo ha ordinato l'assoluto silenzio a tutti coloro, e sono tanti, che stanno lavorando al brutale assassinio, ancora senza soluzione. Dalla fitta rete del riserbo trapela solo che, contrariamente a quanto si era appreso ieri, non è ancora stata sentita alcuna soldatessa. Si era parlato di una ragazza pugliese, di Lecce, impegnata attualmente a Roma, ma la circostanza viene smentita. Si potrebbe allora pensare che abbia perso consistenza la pista che porta al mondo militare, il mondo di Parolisi, che addestra le soldatesse al 235/o Rav Piceno di Ascoli.

martedì 3 maggio 2011

Il Barcellona è la prima finalista Champions




Il Barcellona è la prima finalista della Champions League 2011. L'1-1 maturato al Camp Nou contro gli arcirivali del Real Madrid premia i blaugrana, che passano in virtù della vittoria per 2-0 conquistata all'andata al Bernabeu. I gol nella ripresa: a Pedro replica Marcelo. Prova orgogliosa dei blancos, orfani dello squalificato Mourinho, ma contro la squadra di Guardiola ci voleva ben più di un miracolo.
E' solo un caso che il Barcellona non sia in vantaggio dopo il primo tempo. A differenza della gara di andata il Real prova a giocarsela e rischia di finire con le ossa rotte. Il ritmo è intensissimo e dopo i primi cinque minuti di marca blanca i blaugrana prendono le redini del gioco e non fanno vedere la sfera alla squadra di Karanka, che guida i merengue con gli sms di Mourinho dall’albergo.
Busquet al 22’ inaugura l’assedio dei padroni di casa con un colpo di testa controllato da Casillas. Poi inizia il one man show di Messi. La Pulce manda in confusione la difesa madridista con improvvise accelerazioni e solo Casillas impedisce il vantaggio blaugrana con due parate fondamentali sul due volte Pallone d’Oro. Mentre sugli spalti si urla "Por qué, Por qué" per sbeffeggiare Mourinho, in campo i catalani fanno il torello. Sparisce il Real, che in avanti può contare solo su un Cristiano Ronaldo particolarmente motivato ma che predica nel deserto: Kakà, Higuain e anche Di Maria corrono a vuoto o fanno le belle statuine.
Ripresa, dopo la predica in viva voce di Mourinho negli spogliatoi i blancos iniziano con buon piglio la ripresa, ma ogni buona intenzione del Real viene frustrata al 54’: Iniesta indovina una splendida verticalizzazione per Pedro, che trafigge senza pietà di sinistro Casillas.
Mourinho tuona dall’albergo e ordina con un messaggino a Karanka di silurare Higuain e Kakà, in panchina per Ozil e Adebayor. Il Barcellona si deconcentra dopo il vantaggio e si addormenta in difesa: al 65’ Di Maria salta Mascherano e colpisce il palo, sulla respinta ancora l’argentino serve Marcelo che trova l’1-1.
Il Camp Nou comincia ad avere un po’ di timore, il Real galvanizzato pressa ma in attacco resta sterile. Nell’ultimo quarto d’ora Puyol e Pique non sbagliano nulla e Valdes non deve compiere alcun intervento significativo. L’ultima vera emozione: il ritorno in campo di Abidal dopo l’operazione al fegato per asportare un tumore. Al triplice fischio comincia la festa nelle Ramblas.

Ucciso e messo nell'olio dall'ex moglie



Il corpo di un uomo è stato trovato nascosto in un fusto per l'olio minerale, in un garage del cortile di un'abitazione in un quartiere residenziale di Alessandria. Il ritrovamento è stato fatto dai Carabinieri sulla base delle dichiarazioni di due persone, la ex moglie della vittima, 34 anni, e il suo patrigno, 59 anni, che si sono recate spontaneamente alla Procura della Repubblica della città piemontese: i due si sono autodenunciati e sono stati fermati con l'accusa di concorso in omicidio pluriaggravato.

CHI ERA - L'uomo trovato morto è Giampierluigi Cannetti, di 35 anni, originario di Piazza Armerina (in provincia di Enna). Da quanto si è saputo, era residente ad Alessandria ed era domiciliato presso la ex consorte, sempre ad Alessandria. L'ipotesi su cui lavorano gli inquirenti è che l'uomo sia stato ucciso a colpi di spranga e il cadavere sia stato poi riposto in un grosso bidone di olio minerale vuoto, dov'è stato ritrovato. Il cortile si trova in uno stabile in un quartiere residenziale della città, al numero civico 26 di via Ardigò. Secondo il racconto delle due persone che si sono rivolte alla Procura della Repubblica della città piemontese, il delitto risale verosimilmente a qualche giorno fa.

LA CONFESSIONE - I due fermati sono un uomo di 59 anni e la figliastra di 34 anni: hanno confessato di aver commesso il delitto e hanno fatto ritrovare il cadavere. I due si sono recate spontaneamente, accompagnati da un avvocato, prima alla Procura della Repubblica di Torino e poi a quella di Alessandria. Secondo il loro racconto, il delitto è stato commesso nella notte fra sabato e domenica, nella casa dove vive la donna. Il cadavere è stato poi portato nel garage e sistemato nel fusto. Il racconto dell'uomo e della donna è comunque al vaglio della procura e dei Carabinieri del comando provinciale di Alessandria. La donna avrebbe individuato il movente dell'assassinio nei maltrattamenti a cui la vittima l'avrebbe sottoposta. Secondo alcuni testimoni che abitano vicino al garage, nella giornata di domenica sarebbe stato visto un furgone bianco avvicinarsi al garage e alcune persone scaricare qualcosa e poi andare via.

Erba: Ergastolo per Olindo e Rosa



Giorno della verità per la strage di Erba. Ergastolo confermato per Olindo Romano e Rosa Bazzi. Lo ha deciso la prima sezione penale della Corte di Cassazione, respingendo il ricorso presentato dai legali dei coniugi, gia' condannati in primo e secondo grado come autori materiali della strage di Erba.
Secondo il pg della Cassazione Sante Spinaci la confessione di Olindo Romano, il riconoscimento da parte di Mario Frigerio, come pure le tracce ematiche non lasciano spazio a dubbi sul fatto che siano stati Olindo Romano e Rosa Bazzi ad uccidere Raffaella Castagna, il figlio Yousef, la madre della donna Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Inoltre, secondo la pubblica accusa di piazza Cavour non c'è alcuno spazio per pensare a "piste alternative". In aula, oltre ad Azouz Marzuk è presente anche il padre di Raffaella Carlo Castagna insieme ai figli Giuseppe e Pietro. Ad attendere il verdetto della suprema Corte anche il figlio di Frigerio, Andrea.
L'antefatto/ AZOUZ: RIFARE IL PROCESSO, SONO INNOCENTI - Ma la vera sorpresa è arrivata da Azouz Marzuk, marito d Raffaella. Il tunisino non crede più che Olindo Romano e Rosa Bazzi siano i responsabili della strage di Erba. Per questo ha revocato il legale, Roberto Tropenscovino, che lo rappresentava in Cassazione come parte lesa. È lo stesso legale, che lo rappresentava in Cassazione come parte lesa, a raccontare il cambio di rotta di Marzuk: "Ieri sera mi ha chiamato per comunicarmi questi dubbi. Mi voleva imporre non solo di non chiedere più l'ergastolo per i coniugi Romano ma voleva anche che stamani chiedessi la riapertura del processo".
Una richiesta assolutamente "incompatibile con i miei principi e la mia dignità", argomenta ancora il leagle di Marzuk che stamattina ha formalizzato davanti alla suprema Corte la rinuncia del suo incarico. "Mi auguro che i dubbi di Azouz siano genuini e non indotti -dice ancora il legale-. Un cambio di rotta che Azouz mi preannunciò tempo fa ma non avrei mai pensato che i suoi dubbi si traducessero in una imposizione nei miei confronti. Se avessi avuto dubbi sulla non colpevolezza di Olindo e Rosa non sarei mai venuto oggi in Cassazione". Come spiega ancora l'ex legale del tunisino, che è presente in Cassazione avendo ottenuto un permesso speciale come parte lesa nel processo (in serata dovrà tornare nel suo paese d'origine), rinunciando alla costituzione di parte civile Marzuk non avrà più diritto al risarcimento dei danni. Con la revoca del mio mandato, cosa che ho chiesto che venisse formalizzata con tutti i crismi, Marzouk ha rinunciato - prosegue Tropenscovino - anche ad ottenere i 60 mila euro di provvisionale che in primo grado gli era stata assegnata come prima tranche del risarcimento per i danni patiti, complessivamente valutati in un milione e 600 mila euro, per l'uccisione di Raffaella e del figlioletto Youssef".