sabato 30 ottobre 2010

Le 50 vite di Maradona


"Ho due sogni: il primo è giocare la Coppa del Mondo, il secondo è vincerla". Aveva le idee chiare già a quindici anni Diego Armando Maradona, intervistato dalla tv argentina Canale 9. Nel 1986 il sogno è diventato realtà: Diego vinse i Mondiali messicani quasi da solo, sintetizzando in pochi minuti tutto il suo genio e la sua malizia. Nei quarti contro l’Inghilterra, beffò Shilton con la Mano de Dios e, subito dopo, realizzò il gol del secolo dribblando un avversario dopo l’altro. Maradona spegne cinquanta candeline e lo festeggiano i calciofili di tutto il mondo, in primis i seguaci dell’Iglesia Maradoniana, il cui calendario si calcola contando gli anni a partire dalla nascita di Diego, il 30 ottobre 1960 a Lanus, periferia di Buenos Aires. Gli sarebbe piaciuto onorare la ricorrenza al San Paolo di Napoli, lo stadio che ne ha ammirato le gesta per sette anni, ma il contenzioso aperto con il fisco italiano ha mandato in fumo il progetto. Il 5 luglio 1984 si presentarono in 40mila a Fuorigrotta solo per vederlo palleggiare. Maradona condusse il Napoli alla conquista di due storici scudetti e di una Coppa Uefa: "Che vi siete persi!", recitava una scritta sui muri del cimitero cittadino. Amato alla follia dai tifosi e anche dai compagni, nessuno dei quali ha mai detto parole sgradevoli nei suoi confronti: li trascinava in campo e li aiutava con la generosità di un vero capitano. Eccessivo in tutto: nel talento e nei comportamenti. Squalificato due volte per doping, la dipendenza dalla droga l’ha portato a un passo dalla morte. "Ma il Barba (il suo modo di chiamare Dio) non mi ha voluto ancora con sé". Due anni fa, nei giorni che precedevano il suo compleanno, ha ricevuto il regalo più bello: la panchina della nazionale argentina. L'avventura da commissario tecnico si è conclusa ai quarti dei Mondiali sudafricani con un pesante k.o. contro la Germania e ora Diego sogna una seconda possibilità per portare l’Argentina sul tetto del mondo anche da tecnico. Con una certezza: "Io sono o bianco o nero: non sarò mai grigio nella mia vita".

Amanda Knox al cinema


Che il caso di Amanda Knox avesse monopolizzato l'attenzione dei media non solo italiani ma anche americani non è un mistero. Trasmissioni, reportage, inviati dagli Usa avevano tenuto banco per mesi, all'epoca del processo tra il 2008 e il 2009. E quando un caso di cronaca suscita l'interesse del pubblico, Hollywood non se lo lascia scappare.
A poco meno di un anno (dicembre 2009) dalla condanna a 26 anni di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, i due fidanzati killer, per la brutale uccisione di Meredith Kercher, avvenuto la notte del primo novembre del 2007 sono addirittura due i progetti cinematografici che riguardano la storia.
E il primo è in fase di realizzazione. Il tv-movie True Stories: The Trials of Amanda Knox, diretto da Robert Dornhelm, e prodotto da Lifetime, protagonisti Hayden Panettiere nei panni della Knox e Paolo Romio in quelli di Raffaele Sollecito (Rudy Guede avrà il volto di Djibril Kebe) si sta girando proprio in questi giorni in centro Italia . Le immagini rubate a Rieti hanno già fatto il giro del web. E la somiglianza degli attori con i veri protagonisti della vicenda è sconcertante.
Il secondo progetto ha invece interessato Michael Winterbottom. Il regista è al lavoro, con Colin Firth, su un analogo progetto, basato sul conteroverso libro Angel Face: The True Story of Student Killer Amanda Knox della giornalista statunitense di stanza a Roma Barbie Latza Nadeau. E pensare che anche la vera Amanda si era data al cinema: nel 2008, era stata protagonista di una pellicola girata in carcere a Perugia con fondi regionali. Tema: il desiderio di fuga. Ma nel film sulla sua vita, per una volta non sarà lei la protagonista.

Suicida ex Missitalia


Un drammatico suicidio è accaduto oggi all'interno della caserma dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa sita in Via Giulio Cesare a Roma. L'ex (aspirante, ndr) Miss Italia Claudia Racciatti, 29 anni, giovane ufficiale molto conosciuta e apprezzata nell'Arma, si è tolta la vita nella tarda mattinata di oggi, con un colpo di pistola davanti al battaglione schierato. La giovane Tenente dei Carabinieri, era stata tra le finaliste al concorso di bellezza nazionale nel 1999 con il titolo di Miss Bellezza Rocchetta Abruzzo ed aveva frequentato nel 2003 il corso da allievo ufficiale dopo aver superato le selezioni concorsuali. Successivamente prestò il suo bellissimo volto ad una campagna pubblicitaria organizzata dalla Benemerita"Questo il tragico annuncio dato - per primo - dal magazine online Carabinieri d'Italia. Da quanto si apprende, Claudia avrebbe compiuto il gesto estremo perché temeva di essere oggetto a breve di un'azione disciplinare. Proprio in questi giorni, infatti, era in corso di valutazione l'accusa di sottrazione di beni personali che le era stata rivolta da alcuni commilitoni. Fatale il colpo al cuore esploso con la pistola di ordinanza. Claudia ha agito all'improvviso, davanti a due colleghi che sono ancora sotto shock.

Nessuna violenza su sarah


Sarah Scazzi potrebbe non essere stata violentata dallo zio dopo il delitto. Al momento si tratta solo di una prima ipotesi, avvalorata dal risultato di un esame preliminare su un tampone vaginale. L'accertamento dai carabinieri del Ris di Roma ha infatti permesso di trovare sul cadavere della quindicenne di Avetrana un solo Dna, quello della vittima. Nessuna traccia è stata trovata del Dna del suo presunto violentatore, lo zio Michele Misseri che si è accusato del delitto e del vilipendio del cadavere. Il risultato del tampone vaginale dovrà ora essere incrociato con le analisi in corso su diversi reperti biologici prelevati sul corpo: solo allora si potrà escludere con qualche certezza in più la violenza sessuale.
Lo stesso Misseri, nei giorni scorsi, attraverso il suo legale Daniele Galoppa, aveva annunciato di voler ritrattare la parte della confessione relativa alla violenza sessuale. Una confessione, quella dello stupro, a cui in molti non avevano creduto, ma che era servita all'uomo per attribuirsi la paternità del delitto a sfondo sessuale e, soprattutto, per sviare l'attenzione degli investigatori sul presunto ruolo avuto nel delitto dalla figlia Sabrina Misseri, arrestata il 15 ottobre scorso, otto giorni dopo il padre, a seguito delle accuse del genitore. Anche il medico legale che ha compiuto l'autopsia, Luigi Strada, aveva già fatto rilevare che l'esame autoptico non aveva permesso di accertare la presunta violenza sessuale a causa del cattivo stato di conservazione del corpo, che è rimasto per 42 giorni in un pozzo pieno di acqua. Proprio Strada stava aspettando l'esame del Dna sul tampone vaginale, ma era scettico che da quell'accertamento potesse emergere qualcosa, proprio a causa della cattivo stato di conservazione del corpo che, quando è stato recuperato, la mattina del 7 ottobre scorso, era saponificato.
Dalle analisi scientifiche si attendono ora altri risultati per poter chiudere le indagini sul delitto compiuto nel garage di casa Misseri nel primo pomeriggio del 26 agosto. Oggi, intanto, Concessa Serrano e sua figlia Valentina Misseri, sono state a lungo ascoltate dai carabinieri per una vicenda relativa alla violazione della privacy, per le immagini e le foto del loro garage circolate negli ultimi giorni su varie reti televisive. Alla diffusione delle foto era stata accostata anche l'ipotesi di una vendita delle stesse, tanto che la Procura di Taranto ha aperto un fascicolo d'inchiesta per estorsione e ricettazione di atti coperti da segreto istruttorio.
Prima di essere ascoltate dai carabinieri, le due donne erano state in carcere a far visita a Sabrina, che appare sempre più stanca e disperata. Intanto, il Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Taranto deciderà probabilmente il 4 novembre se adottare provvedimenti disciplinari nei confronti dei legali dei due indagati accusati dell'uccisione di Sarah: lo zio della ragazzina è assistito d'ufficio dall'avvocato Daniele Galoppa; Vito Russo ed Emilia Velletri sono i difensori di fiducia di Sabrina. Ieri, uscendo dal tribunale, Galoppa aveva detto ai giornalisti che gli avvocati del Consiglio dell'Ordine "sono dei padri di famiglia" e "non possono fare altro che darci dei suggerimenti". Eloquente il commento del presidente dell'Ordine, Angelo Esposito: "Quel che dice Galoppa è vero, avrà i suggerimenti, ma i suggerimenti si possono dare in tanti modi".

giovedì 28 ottobre 2010

Borsellino: forse la verità


A dividerli c'era un vetro. Da un lato il pentito Gaspare Spatuzza. Dall'altro l'ex agente del Sisde, ora all'Aisi, Lorenzo Narracci. All'ex mafioso i pm di Caltanissetta, che hanno riaperto le indagini sulle stragi del '92, hanno chiesto se lo 007 fosse ''la persona esterna alla mafia" che, secondo il collaboratore, avrebbe partecipato ai preparativi dell'eccidio di via D'Amelio. "E' lo stesso che mi avevate mostrato in foto", ha risposto. Tra Narracci e l'uomo visto mentre veniva imbottita di tritolo la Fiat 126 usata per uccidere Borsellino ci sarebbe una somiglianza. Spatuzza, però, non è stato in grado di andare oltre e dare risposte certe. Mentre a Caltanissetta si torna a parlare dei misteri sulle stragi del '92, a Palermo, l'ex generale dell'Arma Mario Mori torna protagonista della cronaca giudiziaria ritrovandosi iscritto nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta trattativa tra Stato e mafia.
Un capitolo che si intreccia con quello degli eccidi del '92: la trattativa, secondo i pm, sarebbe stata intrapresa da apparati istituzionali proprio per fermare la stagione di sangue inaugurata da Cosa nostra con l'assassinio del giudice Giovanni Falcone. Già sotto processo per favoreggiamento alla mafia, Mori vede aggravarsi la sua posizione: i pm pensano a una modifica del capo di imputazione in dibattimento. "Sono tranquillo - ha commentato - ho sempre combattuto Cosa nostra con evidenti risultati e non ho mai fatto patti". Nell'inchiesta a Mori risultano indagati, per attentato a Corpo politico dello Stato, i boss Totò Riina, Bernardo Provenzano e Antonino Cinà, e, sempre per lo stesso reato, l'ex braccio destro del generale, il capitano Giuseppe De Donno. Indagato, per concorso in associazione mafiosa, anche il grande accusatore di Mori, Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo Vito, tra i protagonisti della trattativa. Ciancimino oggi è stato interrogato per nove ore dai pm di Caltanissetta. Anche lui è stato chiamato a riconoscere Narracci.
Seppure con molte incertezze il superteste avrebbe detto che l'agente dell'Aisi avrebbe incontrato il padre. Una versione che ha dovuto ripetere anche durante un confronto con Narracci che ha seccamente smentito di averlo mai visto. Ma l'iscrizione di Mori per concorso in associazione mafiosa non è l'unico colpo di scena del dibattimento in cui potrebbero entrare una serie di nuovi atti istruttori come i verbali di interrogatorio di due sottufficiali dell'Arma che confermerebbero che ci sarebbero state anomalie e "strani passaggi di documenti" durante la perquisizione fatta, nel 2005, dai carabinieri, nell'abitazione di Massimo Ciancimino. Secondo gli inquirenti, i militari dell'Arma non avrebbero aperto dolosamente la cassaforte della casa del figlio dell'ex sindaco mafioso in cui era custodito il papello, il documento in cui Totò Riina faceva le sue richieste allo Stato. L'omissione si inquadrerebbe, secondo l'accusa, proprio nella presunta trattativa di cui Mori, a dire della Procura, sarebbe tra i "registi".

Terrorismo: arrestato uomo sospetto


Il dipartimento della giustizia ha annunciato l'arresto di un uomo in Virginia che voleva effettuare attentati contro le stazioni del metro' dell'area di Washington. L'uomo e' stato identificato come Farooque Ahmed, 34 ani, un cittadino americano di origine pachistana. Il sospetto terrorista era ben lontano dal giungere alla esecuzione dei suoi piani, e' stato comunicato. Ahmed sarebbe caduto nella trappola di agenti FBI che avrebbero finto di essere emissari di Al Qaida. L'uomo aveva attirato l'attenzione delle forze dell'ordine per avere cercato di procurarsi ''materiali sospetti''. Come parte del piano per intrappolarlo gli agenti dell'Fbi avevano chiesto ad Ahmed di condurre operazione di ricognizione video. I filmati erano stati poi consegnati dall'uo

Michael Douglas la malattia in volto


Michael Douglas ormai i segni della malattia sul volto: dimagritissimo, col viso tirato e stanco, è stato fotografato in questi giorni per le strade di New York a passeggio col cane o mentre accompagna la figlia Carys a scuola. Già protagonista di pellicole di grande successo internazionale, di recente era tornato nelle sale con Wall Street 2. Il denaro non dorme mai, ma il cambiamento progressivo sopravvenuto in questi ultimi due mesi lascia davvero senza parole.
Ad agosto la diagnosi: cancro alla gola. Poco dopo, il primo settembre, l'annuncio al David Letterman Show dato dallo stesso Douglas (perché tutto, qui in America, finisce per diventare spettacolo) in cui l'attore e produttore 65enne raccontava di aver iniziato il ciclo di terapie. Ma anche di aver fiducia nella sua lotta contro la malattia («Ho l'80% di possibilità di farcela» aveva dichiarato in tv, e poi, a Elle: «combatterò per sognare ancora») e di voler continuare a condurre una vita il più normale possibile. Colpa dello stress, aveva detto allora. Ora invece, forse più realisticamente, ammette che il suo cancro è «una conseguenza di fumo e alcol». E in un'intervista pubblicata su Diva e Donna Michael Douglas rivela come la malattia lo abbia trasformato, dentro e fuori: «Le radiazioni e la chemioterapia lasciano il segno. Ho perso energia. Mi sta diventando più difficile inghiottire. Nella vita devi giocare con le carte che ti vengono date e io sconfiggerò il tumore. Le mie probabilità sono più che buone, non affronterò la questione della mia morte sino a che non mi verrà comunicato qualcosa di diverso». E ancora: «avrei voluto che la notizia della mia malattia restasse in famiglia. Ma ho sentito un grande supporto non solo dalla mia famiglia, ma da tanti sconosciuti , e questo mi ha toccato moltissimo. I miei bambini sono bravi, li ho portati con me in ospedale e mi hanno visto mentre facevo le radiazioni. Forse questo cancro è arrivato per mettermi alla prova,ma lo sconfiggerò. E, alla fine sarò un uomo più forte e migliore».Accanto a lui in questa difficile battaglia c'è sempre la moglie Catherine Zeta-Jones che ora accusa i medici per diagnosi tardiva: «Era tanto che Michael aveva mal di gola, ma i medici non hanno capito». -->

Cade l'alibi di Sabrina


Il Garante della privacy ha aperto un'istruttoria sulla fuga di notizie relative al caso di Avetrana dopo la pubblicazione di verbali e registrazioni audio degli interrogatori. Lo ha reso noto all'ANSA lo stesso Garante Francesco Pizzetti, a margine di un convegno in corso a Gerusalemme.
''Su Avetrana - ha detto Pizzetti - abbiamo un'istruttoria aperta, quindi vedremo''. ''Io penso comunque - ha continuato rispondendo a una domanda dell'ANSA - che il fenomeno che si e' scatenato e' di una dimensione tale che deve interessare e interrogare prima di tutto i magistrati inquirenti, perche'ovviamente la pubblicazione di verbali e addirittura registrazione audio configurerebbe un classico caso di fuga delle prove''.
Pizzetti, che partecipa a Gerusalemme a un incontro internazionale di responsabili di autorita' pubbliche incaricate di sorvegliare la questione della privacy, ha quindi aggiunto: ''Noi faremo quello che dobbiamo. Abbiamo aperto la nostra istruttoria e sentiremo come si sono svolti i fatti''. ''Pero' - ha concluso - io credo come cittadino che siano soprattutto la magistratura inquirente e l'ufficio giudiziario che si sta occupando per competenza del caso a doversene interessare''.
SCENARIO CHIARO, NESSUN ALTRO INDAGATO - ''Non ci sono altri indagati. Stiamo facendo tutti gli accertamenti del caso e attendiamo i risultati degli esami tecnici dei Ris e del medico legale per fare le opportune valutazioni. Poi vedremo cosa dira' il signor Misseri''. Lo ha detto all'ANSA il procuratore di Taranto Franco Sebastio, facendo il punto sulle indagini a proposito dell'omicidio di Sarah Scazzi.
''Lo scenario nel quale e' maturato l'omicidio e' abbastanza chiaro'', gli interrogatori che vengono tuttora svolti di persone informate dei fatti sono ''interrogatori di routine'' per precisare singoli aspetti della vicenda. Anche oggi in tribunale a Taranto vengono sentite negli uffici della polizia giudiziaria due persone informate sui fatti.
Sarebbe ''imminente il deposito della richiesta di incidente probatorio'' per raccogliere e cristallizzare la versione dei fatti - sarebbe la sesta della serie - di Michele Misseri, dice ancora il procuratore della Repubblica. L'uomo - secondo quanto riferi' nei giorni scorsi il suo difensore - avrebbe manifestato all'avvocato l'intenzione di ritrattare la parte riguardante lo stupro del cadavere.
''La posizione di Cosima Misseri? Mi risulta non sia cambiata''. Sebastio ha risposto anche a una domanda a proposito delle ''cose clamorose'' che Valentina Misseri ha detto a un giornalista di aver appreso da suo padre e di voler trasmettere solo ai magistrati e agli investigatori. ''Allo stato non c'è niente'', ha detto il procuratore.

VALENTINA: PAPÀ MI HA DETTO COSE CLAMOROSE - "Papà è molto provato, dimagrito e depresso; ha voluto parlare e io l'ho ascoltato: mi ha detto cose importantissime, clamorose, che devo riferire al colonnello Russo e ai magistrati". Lo rivela Valentina Misseri al quotidiano 'La Gazzetta del Mezzogiorno'. La figlia di Michele Misseri e sorella di Sabrina, tutti e due in carcere con l'accusa di aver ucciso Sarah Scazzi, fa quindi capire che le notizie "importantissime" avute dal padre potrebbero aprire nuove ipotesi d'indagine.
La donna sottolinea anche che con il padre, che ha visitato in carcere il 22 e il 26 ottobre scorsi, non ha mai parlato di Sabrina.
"Papà - dice - deve dire tutta la verità; noi non vogliamo influenzarlo, ma non accettiamo che a condizionarlo tenti qualcun altro, a noi interessa la verità, perché sono convinta che la verità aiuti Sabrina".
Intanto, nelle ultime ore ha ripreso quota su alcuni quotidiani il giallo sui movimenti di Sabrina Misseri nei momenti immediatamente successivi all'uccisione di Sarah nel pomeriggio del 26 agosto. Il telefonino di Sabrina - pubblicano alcuni giornali - alle 15.19 del 26 agosto, quindi mezz'ora dopo l'uccisione di Sarah, ha agganciato una cella telefonica che ricade nel Comune di Nardò (località 'Fattizze'), la stessa cella che capta il segnale di suo padre Michele il quale, in un interrogatorio, ha riferito agli inquirenti che, a quell'ora, stava nascondendo il cadavere della quindicenne nel pozzo-cisterna in contrada 'Mosca'.
Sabrina nel corso dell'interrogatorio del 15 ottobre ha ribadito che in quel momento si trovava con Mariangela ma il cellulare dell'amica, sempre in quegli attimi, secondo gli investigatori, è stato agganciato da un ripetitore telefonico diverso da quello che aggancia il cellulare di Sabrina.

mercoledì 27 ottobre 2010

Donna accoltellata a Cesenatico, l'omicida bloccato dai Cc


E' stato rintracciato in serata dai Cc l'operaio albanese accusato di aver ucciso al bar l'ex compagna, Eleonora Liberatore, 37 anni.S.P., un elettricista di 39 anni, dopo l'omicidio ha vagato nelle campagne di Cesenatico e a quanto si e' appreso avrebbe anche tentato il suicidio con la folgorazione ad un palo della luce, rimanendo ferito a un braccio. Bloccato dai militari, e' stato portato al Bufalini. L'uomo, gia' denunciato dalla vittima per vessazioni, al bar ha estratto il coltello e ha colpito l'ex a torace, schiena e collo; fatale forse un fendente alla gola.

martedì 26 ottobre 2010

Ucciso vigilantes a Casoria


Nessun avvertimento, solo una sventagliata di kalashnikov in banca, a Casoria, nel Napoletano, dove muore una guardia giurata e altre due persone restano ferite. Chi ha sparato, ieri mattina all'interno di una filiale di Unicredit di via Guglielmo Marconi, aveva il volto scoperto. Ed è stato ripreso da una videocamera, l'unica in funzione a causa di un 'cambio di sistema' per la sorveglianza. I proiettili uccidono Gerardo Citarelli, di 46 anni, e riducono in prognosi riservata il suo collega, Giuseppe Lotta, di 32. Due portavalori della Ipervigile: trasportavano due plichi pieni soldi in un furgone. Viene ferito anche un cliente, Antonio Caputo, 43 anni. Era allo sportello per un versamento. Gli spari in banca durano una "eternità" per i 15 dipendenti e i due clienti che si trovavano nella filiale alle 10. A terra, quando tutto è finito, ci sono una trentina di bossoli - anche quelli della vittima, che aveva esploso qualche colpo - e il sangue è dappertutto.
I carabinieri di Casoria non escludono un collegamento con una rapina avvenuta ieri, ad Afragola, con modalità simili. Ad agire potrebbe essere stato un commando di 4 persone: una era rimasta in auto, una seconda ha immobilizzato il vigilante all'ingresso, altre due sono entrate, mirando ai soldi. I portavalori avevano già messo un plico al sicuro, nel furgone: l'autista è scappato mettendosi in salvo in caserma, secondo il protocollo di sicurezza. Gli altri due pacchi, portati via dal commando, potevano contenere circa 120 mila euro, secondo un cassiere. Ma i conti a fine giornata non li ha fatti ancora nessuno. Si apre, invece, una polemica sulle condizioni di sicurezza, sull'assenza dei metaldetector all'ingresso della banca. Citarelli è stato ferito alla testa, e trasfigurato dai proiettili del mitra. L'uomo è crollato addosso al suo collega. Forse chi ha azionato l'arma ha reagito al suo tentativo di impugnare la pistola. Anche Citarelli ha sparato, mentre si accasciava al suolo. Per ogni istante, di quella sequenza, c'é una testimonianza. I criminali si erano nascosti in un cespuglio e il commando ha immobilizzato l'agente alla porta: "Sono vivo per miracolo, lo so - racconta Bruno, 30 anni, guardia giurata de 'La sicurezza' - Sono stato preso alle spalle, mi ha puntato un mitra alla testa e costretto a stendermi a terra. Da quella posizione, con la testa a terra, ho sentito gli spari all'interno della banca. Non potevo fare nulla". "Sono entrati in banca a volto scoperto, e un attimo dopo uno di loro mi ha sparato alla gamba. Ho pensato che sarei morto ma poi sono riuscito a trascinarmi nel bagno e ho chiuso la porta a chiave", ha raccontato il cliente di Unicredit, un commerciante di vini di Casoria rimasto ferito.
"Ho visto un uomo con un mitra e mi sono nascosta sotto la cassa - dice una cassiera, Valeria, 28 anni -. Sparava all'impazzata, lo ha fatto per almeno 20 secondi. Ho pensato che sarebbero morti tutti, e che poi sarebbe arrivato il mio turno". In caserma, con loro, viene sentito anche un sindacalista del Falcri Unicredit, che denuncia i tagli di Unicredit alle spese per la sicurezza. Il gruppo finanziario risponde: "Si è trattato di un assalto brutale, che non è dipeso dalla carenza o mancanza di sicurezza". I metaldetector non sono installati in nessun istituto del gruppo, aggiunge un dipendente, si scelgono siste

Preso stupratore a Milano


Potrebbe essere uno stupratore seriale l'uomo che la scorsa notte e' stato arrestato in Stazione Centrale, a Milano, dopo avere violentato una ragazza senza fissa dimora su un vagone parcheggiato. L'uomo, un marocchino di 27 anni espulso gia' tre volte ma in possesso di regolare permesso di soggiorno e con precedenti, al momento viene accusato solo per un episodio. Ma gli inquirenti, che mantengono sul caso il piu' stretto riserbo, secondo indiscrezioni starebbero vagliando altri due casi analoghi che hanno come comune denominatore la Stazione Centrale.

Il primo riguarda una donna che ha denunciato una violenza sessuale una quindicina di giorni fa; il secondo un modello australiano, che e' stato adescato in una via adiacente alla stazione, all'uscita da un locale gay, ed e' poi stato stuprato. In particolare la ragazza aggredita ieri sera, una ventunenne albanese, regolarmente in Italia ma senza fissa dimora, era stata avvicinata, minacciata con un coltello e rapinata del cellulare gia' il giorno precedente, ma si era divincolata ed era riuscita a fuggire. E aveva fatto regolare denuncia alla polizia, descrivendo l'uomo.

Ieri, pero' lo ha nuovamente incontrato in stazione: lui le ha chiesto scusa e le ha restituito il telefonino. Cosi', qualche ora dopo, e' riuscito ad attirarla, a portarla in un vagone e ad abusare di lei. Intorno all'1.30 la giovane e' riuscita a chiedere aiuto a una pattuglia che ha incrociato con lui, tornando verso lo scalo. E gli agenti lo hanno bloccato.

Secondo indiscrezioni, le denunce presentate in questi giorni avrebbero appunto un comune denominatore: il luogo, la stazione Centrale, meta quotidiana di sbandati, tossicodipendenti e persone senza fissa dimora, che spesso dormono sui treni, dove gia' in passato si sono verificati, rapine, violenze e perfino omicidi; il modus operandi, con l'aggressore che prima avvicina le vittime, poi le minaccia con un coltello e le porta in un vagone isolato; le caratteristiche fisiche, che descrivono un uomo dai tratti somatici somiglianti all'arrestato, che e' privo di alcuni denti.

Gli accertamenti della Polfer proseguono, proprio per evidenziare o escludere i collegamenti tra questi altri episodi e il nordafricano. E' andata meglio, invece, a una peruviana di 45 anni, che ieri sera, verso le 20, stava rincasando dopo il lavoro, che e' stata aggredita da un vicino di casa il quale ha tentato di stuprarla nell'androne del condominio e che poco dopo e' stato arrestato anche grazie all'intervento dei figli di lei. Lo sconosciuto l'ha presa alle spalle, l'ha palpeggiata e ha cercato di spogliarla, ma lei ha urlato, si e' divincolata ed e' riuscita a scappare e a rifugiarsi a casa. L'uomo, un ecuadoriano di 39 anni, l'ha inseguita per le scale, ma e' stato poi bloccato dai figli della donna, di 14 e 17 anni, che hanno visto arrivare la madre terrorizzata e immediatamente sono usciti sul pianerottolo, bloccandolo grazie all'aiuto di alcuni vicini e trattenendolo fino all'arrivo dei carabinieri che lo hanno arrestato per violenza sessuale.

Tsunami in Indonesia.


Un terremoto seguito da uno tsunami che ha causato oltre 100 morti e 500 dispersi, e poi un'eruzione vulcanica che ha già costretto migliaia di persone all'evacuazione, minacciando di intensificarsi nei prossimi giorni. Nel giro di 24 ore, l'Indonesia si ritrova a contare le vittime di un doppio disastro naturale e a ricordare la sua posizione geografica particolarmente esposta ai sommovimenti del sottosuolo. Le devastazioni causate dal terremoto verificatosi alle 21.42 di ieri sera (lunedi', ndr) (le 16.42 in Italia) al largo dell'isola di Sumatra - una scossa di magnitudo 7,7 - sono diventate evidenti solo oggi (ieri, ndr), mano a mano che venivano raggiunte le zone costiere più colpite dal successivo maremoto. L'onda alta almeno tre metri - alcuni testimoni parlano di sei - si è abbattuta con violenza nelle prime ore del mattino sulla parte meridionale delle isole Mentawai, una catena che si estende a 150 chilometri dalla costa di Sumatra, nell'ovest dell'arcipelago indonesiano.
L'ultimo bilancio delle vittime - le onde hanno ostacolato anche il lavoro dei soccorritori - parla di 108 morti e oltre 500 dispersi. Lo tsunami, hanno spiegato funzionari locali, ha "spazzato almeno 10 villaggi", in particolare sulle isole di North Pagai, South Pagai e Sipura, penetrando all'interno fino a 600 metri. Mentre la Farnesina non ha notizia di italiani coinvolti, al momento le vittime sono tutte indonesiane: una decina di surfisti australiani (le Mentawai sono un paradiso per gli appassionati), che risultavano inizialmente dispersi, sono sopravvissuti al naufragio del loro battello. Dall'altra parte dell'arcipelago, nell'est dell'isola di Giava, alle 18 di oggi (ieri, ndr) (le 13 in Italia) è intanto iniziata l'eruzione del vulcano Merapi, i cui brontolii avevano già fatto scattare il piano di evacuazione per 19mila residenti negli ultimi giorni. Le nuvole e ceneri vulcaniche - emesse fino a un chilometro e mezzo di altezza - hanno causato una prima vittima, un neonato deceduto per problemi respiratori; altre sei persone sono invece rimaste ustionate dai lapilli. Le autorità sono preoccupate in particolare da un "tappo" di lava nei pressi del cratere, che ha fatto accumulare la pressione. "Speriamo che la rilasci lentamente - ha dichiarato il vulcanologo Surono - altrimenti, saremo di fronte a un'eruzione potenzialmente enorme".
Il Merapi, a cui i giavanesi porgono regolarmente offerte per "placare gli spiriti", aveva eruttato per l'ultima volta nel 2006 (due morti) e prima nel 1994 (60 vittime); l'eruzione più violenta è quella registrata nel 1930, quando morirono 1.300 persone. Estendendosi lungo il cosiddetto Anello (o Cintura) di fuoco del Pacifico, una fascia lunga 40 mila chilometri che la sovrapposizione di diverse faglie rende soggetta a terremoti ed eruzioni, l'Indonesia - che conta 76 vulcani attivi - si trova spesso a fare i conti con calamità naturali di questo tipo. Al largo di Sumatra si verificò anche il sisma di magnitudo 9,1 che il 26 dicembre 2004 causò il devastante tsunami nell'Oceano Indiano, provocando 230 mila morti in undici Paesi, di cui 168 mila in Indonesia.

lunedì 25 ottobre 2010

Ecco l'uomo scacchiera


La mania non ha limiti. E l'Uomo-scacchiera che non nasconde la sua voglia di modificare il proprio corpo fino all'inverosimile ha raggiunto nuovi livelli fino a ora inimmaginabili. Il veterano del tattoo si chiama Matt Gone e può vantare un record assolutamente da Guinness: il 98 per cento del suo corpo è coperto dai tatuaggi . Ma questa volta ha raggiunto una nuova vetta: si è fatto iniettare dell'inchiostro nel bianco (ora non più) degli occhi. L'uomo di Portland (Oregon) non è un novellino in fatto di tatuaggi ma questa volta ha superato se stesso: ora ha un occhio colorato di verde e l'altro di blu.Inutile precisare che così mette a rischio la sua salute, lui sembra fregarsene . "Non sono matto - ha detto in un'intervista - ho molta esperienza. Ho messo vari colori perché mi piacciono i cambiamenti e perché ho dei difetti dalla nascita". I medici lo avevano avvertito che correva seri rischi di diventare cieco o di prendersi un'infezione ma lui, imperterrito, non ha battuto ciglio. Matt ha iniziato a tatuarsi quando aveva 20 anni per camuffare alcuni difetti che non ha mai voluto raccontare.

Temperature a picco


Prove d'inverno su gran parte dell'Italia con temporali, venti forti, nevicate in montagna e qualche situazione difficile. Proprio a causa della neve, che ha schiantato alberi e sta minacciando le case, un piccolo paese del Trentino, Ponciach di Faver, quota 1.050 metri, è stato evacuato. E nella scuola elementare di Carano, il pullmino che doveva riportare 5 bimbi in una frazione sopra il paese è rimasto bloccato per gli alberi caduti. Il mezzo è riuscito, con difficoltà, a scendere a valle fino a Cavalese. Le cattive condizioni meteo stanno ostacolando anche le ricerche di un alpinista disperso nel gruppo del Puez, in Val Badia. E spostandosi in città, a Milano, le forti piogge hanno creato problemi al traffico e allagamenti di scantinati. Ne ha fatto le spese anche il Circo di Mosca, in tournee nel capoluogo lombardo, con i carrozzoni finiti a mollo. Sull'arco alpino la neve è arrivata un po' ovunque sopra i 1.000-1.200 metri. In Trentino Alto Adige sono chiusi per sicurezza i passi Stelvio, Rombo, Pennes e Stalle: le strade di montagna sono percorribili solo con attrezzatura invernale. Neve in Val d'Aosta, tra il Monte Bianco e le valli del Gran Paradiso, e sulle montagne del cuneese: sulle statali del Colle di Tenda e del Colle della Maddalena, i due valichi internazionali che collegano Italia e Francia dal Piemonte meridionale, sono obbligatorie le catene. Una spruzzata di neve ha imbiancato stamani anche Cortina e le località dolomitiche venete, poi i fiocchi hanno lasciato spazio a pioggia e nevischio al di sotto dei 1.100-1.200 metri d'altitudine. Ma sopra i 2.000, sulle Dolimiti, la neve fresca ha toccato i 20-30 centimetri. Imbiancati anche i monti del lago Maggiore. Pioggia battente sul fondovalle e fitte nevicate sopra i 1.100 metri in Valtellina e Valchiavenna: a Bormio (Sondrio) sono già caduti oltre 80 centimetri di neve fresca, a Livigno e Madesimo circa 40 centimetri. Le temperature rigide, sotto lo zero in quota, dovrebbero mantenersi anche nei prossimi giorni e gli operatori turistici hanno confermato l'apertura anticipata al 6 novembre della stagione dello sci nelle principali località di sport invernali. Oltre alla neve in montagna e alla pioggia, in Friuli Venezia Giulia si è fatta sentite la bora, con raffiche sui 75 chilometri l'ora, destinate a rafforzarsi nelle prossime ore. Forti piogge anche in alcune località del sud. A Torre Orsaia, in provincia di Salerno, è esondato in più punti il fiume Bussento con vasti allagamenti. Invase dall'acqua diverse abitazioni, che sono state evacuate.

Persiste la guerriglia a Terzigno


Nella vicenda della crisi dello smaltimento dei rifiuti in provincia di Napoli ci sono ancora molti punti da chiarire. Ma da oggi c'e' una certezza: non saranno piu' tollerati atti di violenza da parte di chi protesta contro le forze di polizia chiamate a garantire l'ordine pubblico. Lo ha fatto sapere parlando senza mezzi termini il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, quando ha appreso che la scorsa notte un agente e' stato ferito da alcuni facironosi a Terzigno dove da giorni e' in corso una protesta contro la paventata apertura di una seconda discarica. ''I violenti cercano il morto'', ha sottolineato Maroni. Intanto la Direzione distrettuale antimafia apre un fascicolo su probabili infiltrazioni della camorra tra i responsabili degli scontri. Si lavora, in ogni caso, per trovare un'intesa e il premier, Silvio Berlusconi, dice: ''Bisogna continuare a lavorare per raggiungere i risultati e gli obiettivi che ci si e' posti con l'accordo''. Il presidente del Consiglio lo ha detto nel corso di una telefonata fatta in Prefettura a Napoli dove si e' svolto un vertice con Guido Bertolaso, capo della Protezione civile, sull'emergenza rifiuti. Ma torniamo alle violenze. Nella notte due pattuglie civili della polizia sono state accerchiate da almeno di una trentina di giovani che hanno aggredito gli agenti. Hanno mandato in frantumi un vetro e un poliziotto e' stato ferito ad un occhio. Tre giovani sono finiti in manette: hanno un'eta' compresa tra 18 e 24 anni, tutti incensurati. Ora bisognera' capire perche' si siano resi responsabili, secondo quanto ricostruito dalle forze della polizia, di questo episodio gravissimo. ''I facironosi aspettano che ci scappi il morto'', ha detto il responsabile del Viminale. Da Terzigno, Boscoreale e Boscotrecase, comuni alle pendici del Vesuvio, fanno sapere che la stragrande maggioranza dei cittadini condanna fermamente gli atti di violenza, atti di teppismo che non fanno altro che danneggiare la protesta dei comitati pacifici. Il sindaco di Boscoreale, Gennaro Langella, si e' fatto il portavoce di questo pensiero: ''Noi abbiamo gli anticorpi per debellare questi violenti'', ed ha espresso piena solidarieta' e vicinanza al poliziotto ferito. Intanto al presidio e' stata un'altra giornata di attesa, di commenti, di speranze. L'obiettivo e' quello di scongiurare l'apertura di un secondo sversatoio, forse uno dei piu' grandi di Europa, nel cuore del parco nazionale del Vesuvio. Sorgerebbe tra vigneti di 'lacrima christi' e ginestre, accanto ad una discarica, conosciuta come cava Sari, che ha ingoiato prevalentemente i rifiuti della citta' di Napoli. E per far fronte alla crisi di questi giorni il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha detto che, se serve, l'esercito e' pronto nuovamente a fare la sua parte. Ad alimentare la speranza e' stato nel pomeriggio lo stesso Bertolaso, giunto a Napoli per tenere un nuovo vertice con il presidente della Giunta regionale, Stefano Caldoro, con il presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, e il prefetto De Martino. In un altro vertice sono stati impegnati i sindaci dei quattro comuni vesuviani che non hanno voluto sottoscrivere l'altro giorno il protocollo d'intesa con Bertolaso. Ma il capo della protezione civile parlando con i giornalisti ha detto che con le attuali strutture si potra' andare avanti tranquillamente fino alla prossima estate. Insomma, al momento, non si fara' nulla in merito all'apertura della tanto contestata cava Vitiello. Notizie che pero' alla rotonda Panoramica di Boscoreale, quartiere generale della protesta, sono accolte con un certo scetticismo. Manifestanti pacifici si' ma determinati: chiedono con fermezza che l'ipotesi di utilizzo di cava Vitiello sia cancellata per legge, da quel testo di legge di due anni fa che aveva disegnato lo scenario delle strutture e degli impianti per lo smaltimento dei rifiuti in Campania. Intanto oggi e' stato avviato dalla protezione civile il piano di messa a regime di cava Sari. Sui rifiuti e' stato gettato terreno vegetale per impedire che si levino esalazioni moleste. Quelle esalazioni che hanno scatenato la protesta.

Ecco la confessione di Michele Misseri



E' il 15 ottobre: Michele Misseri, che nella notte tra il 6 e il 7 ottobre scorsi aveva confessato di aver ucciso la nipote Sarah Scazzi, facendo ritrovare anche il cadavere della ragazza, e' di nuovo di fronte al pm Mariano Buccoliero. E' presente anche il difensore Daniele Galoppa. Smentendo quanto aveva affermato nel corso della precedente confessione - che aveva commesso il delitto da solo e all'insaputa di tutti, comprese la moglie e la figlia Sabrina, chiama in causa proprio quest'ultima. Ecco il verbale della seconda confessione di Michele Misseri.
PM MARIANO BUCCOLIERO: ... chi porta Sarah nel garage, Miche'?
MICHELE MISSERI: L'ha portata Sabrina (...) Forse Sabrina l'ha portata giu' per verificare il fatto che io avevo messo la mano.
PM: Si', quindi qualche giorno prima che avevi messo la mano sul sedere di Sarah.
MICHELE MISSERI: Sì, a quel punto non ci ho visto piu' e l'ho legata.
PM: Quindi e' scoppiato un litigio giu'?
MICHELE MISSERI: Si'. (...)
PM: Cioe' Sabrina non ci credeva? (...) Sarah invece diceva che era vero questo fatto.
MICHELE MISSERI: Si'.
PM: E quindi poi, quando è arrivata a casa, Sarah ha visto prima Sabrina, quindi è passata dal cancelletto, è entrata dentro e ha incontrato Sabrina: è così, Michele?
MICHELE MISSERI: Sì. (...)
PM: Sarah voleva venire nel garage, voleva chiarire pure lei o lei si rifiutava?
MICHELE MISSERI: Si rifiutava. (...)
PM: E come è stata portata Sarah da Sabrina, in che modo è riuscita a portarla?
MICHELE MISSERI: L'ha portata cosi' malamente (...) con la forza (...) l'ha tirata. (...)
PM: Sarah voleva scendere nel garage?
MICHELE MISSERI: No, non voleva scendere.
PM: E che cosa diceva? "Lasciami stare, voglio tornare a casa"? Che cosa diceva? (...)
MICHELE MISSERI: Diceva: ''Lasciami stare e fammi andare a casa". (...) Sabrina ha detto: "no, adesso mi devi far sentire con la tua bocca cosa è successo".
PM: Sì, e quindi?
MICHELE MISSERI: E poi in quel momento io non ci ho visto più. (...) Sabrina l'ha bloccata (...)
PM: Ma tu che cosa hai detto a loro due Miche'?
MICHELE MISSERI: Io a loro due ho detto che non era vero (...)
PM: ... eh ma Sarah ha detto: "è vero che c'è stata la mano sul sedere", poi?
MICHELE MISSERI: Sì. (...)
PM: E Sabrina, quando Sarah ha detto questo, che reazione ha avuto? Si è arrabbiata con Sarah?
MICHELE MISSERI: Si è arrabbiata con Sarah per quello che aveva detto (...) Non so se le ha dato uno schiaffo, non mi ricordo (...)
MICHELE MISSERI: Con le mani la teneva stretta
PM: Ma abbracciandola tutta quanta?
MICHELE MISSERI: Sì. ( .. .)
PM: E Sarah che cosa faceva Miche'?
MICHELE MISSERI: Se ne voleva andare (...) gridava. (...) Ho detto: "lasciala andare"; ha detto [Sabrina: n.d.e.]: "no mi deve dire prima la verità cosa è successo; (...) poi in quel momento io ho perso io pazienza. (...)
PM: ... tu quando Sabrina la teneva stretta hai messo la corda intorno al collo di Sarah?
MICHELE MISSERI: Al collo di Sarah.
PM: E hai stretto.
MICHELE MISSERI: Ho stretto.
PM: Quando tu hai stretto, Sabrina ha continuato a mantenerla stretta a Sarah?
MICHELE MISSERI: No, si è presa paura e l'ha lasciata.
PM: Quando l'ha lasciata? Quando tu l'avevi già stretta?
MICHELE MISSERI: Quando la stavo stringendo. (...) Sabrina ha detto: "lascia stare ora l'ammazzi eh ... " (...) mi ha detto: "finiscila"; però la forza che avevo io era troppa... (...)
PM: ... per quanto tempo Sabrina ha continuato a tenerla stretta, mentre tu le attorcigliavi la corda al collo?
MICHELE MISSERI: Roba di minuti. (...)
PM: Sabrina stava piangendo quando comunque ancora la teneva stretta a Sarah?
MICHELE MISSERI: Sì.
PM: Quanto tempo è durata questa azione Miche'?
MICHELE MISSERI: Non so, saranno stati cinque, sei minuti. (...) [poi] Sabrina si è presa paura e se ne è andata sopra, io l'ho coperta con un cartone. (...).
PM: ... quando Sabrina stava stringendo, abbracciandola quasi Sarah, va bene, in quel momento Sarah stava piangendo?
MICHELE MISSERI: In quel momento sì. (...)
MICHELE MISSERI: [Sabrina] La teneva con le braccia, poi se ne voleva andare che si è girata, in quel momento l'ho messa ...
PM: Però lei, Sabrina, in quel momento continuava comunque a tenerla stretta con le braccia
MICHELE MISSERI: Si la teneva stretta con le braccia, però il corpo di sopra era libero. (...)
PM: Ma quando stavi stringendo, Sabrina non ha cercato di fermarti?
MICHELE MISSERI: No, Sabrina si è presa pure lei paura ... (...) non ha parlato di Mariangela, solo si è scioccata e se ne andata sopra.
PM: Ma Sabrina aveva la borsa di mare, l'asciugamano oppure era scesa ...
MICHELE MISSERI: no, ce l'aveva solo Sarah. (...)
AVVOCATO: Quando ha stretto al collo la corda a Sarah, aveva intenzione di ucciderla?
MICHELE MISSERI: No, volevo darle solo una lezione. (...)
AVVOCATO: E questo perché? Te lo aveva detto Sabrina?
MICHELE MISSERI: Sì. (...) non si poteva sapere per gli altri (...) sapere in giro (...) in paese ...
PM: Sapere in giro il fatto che lei aveva toccato il sedere della bambina, che l'aveva molestata?
MICHELE MISSERI: Sì.
PM: Perché Sarah minacciava di dirlo in giro?
MICHELE MISSERI: Sì.
PM: E questo qua lo ha detto Sarah a Sabrina?
MICHELE MISSERI: Sì.
PM: Cioè Sabrina le ha detto: "papà vedi che dobbiamo dare una lezione a Sarah, se no quella va in giro a dire che tu l'hai molestata''?
MICHELE MISSERI: Sì.
PM: ... e questo te l'ha detto lo stesso 26?
MICHELE MISSERI: Sì (...)
AVVOCATO: Quando stavi pranzando?
MICHELE MISSERI: Sì.
AVVOCATO: E stavi pranzando da solo in quel momento?
MICHELE MISSERI: Sì, stavo pranzando da solo. (...)
AVVOCATO: Ma ti ha detto Sabrina di prendere la corda, Miche'?
MICHELE MISSERI: No la corda l'ho presa da me stesso. (...)
PM: ... in quella circostanza Sabrina ti ha detto che ti avrebbe portato Sarah sotto il garage?
MICHELE MISSERI: Sì.
PM: Quindi ti ha detto, siccome doveva venire alle due e mezzo per andare a mare te la prendo io e te la porto nel garage e le diamo questa lezione.
MICHELE MISSERI: Sì.
PM: Ma che tipo di lezione voleva dare Sabrina? Come ha detto? "Dobbiamo dare botte, dobbiamo... ", che cosa dovevate fare?
MICHELE MISSERI: No, le volevo solo mettere la corda al collo per spaventarla. (...)
PM: ... con Sabrina avete concordato che dovevate metterle la corda al collo per spaventarla?
MICHELE MISSERI: Sì. PM: Quindi era d'accordo Sabrina in questo discorso?
MICHELE MISSERI: Sì
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domenica 24 ottobre 2010

Alonso fa festa in Korea


Nonostante l'orario non proprio comodissimo per gli appassionati europei (ma già dal prossimo anno se si tornerà da queste parti si correrà in notturna) ci ha pensato subito la pioggia a non consentire lo svolgimento di una gara normale. Dopo appena tre giri in regime di Safety Car gli organizzatori sono stati costretti dalle condizioni metereologiche ad esporre la bandiera rossa e rimandare tutto di un'ora. Alle 9 italiane si è ripartiti e dopo un'altra mezz'ora con corsa di fatto neutralizzata si è iniziato finalmente a fare sul serio e il primo a pagare dazio è stato Webber. Il leader della classifica è incappato in un clamoroso errore che gli è costato una pesantissima uscita di pista. I rivali per il titolo hanno cercato di approfittarne fino in fondo, con Hamilton che mentre Vettel controllava la situazione davanti a tutti ha superato Alonso salvo poi restituirgli la posizione con un errore in frenata. Nel finale, quando sembrava tutto scritto, è però arrivato l'ultimo colpo di scena, con il tedesco della Red Bull che ha rotto il motore, lasciando strada libera ad Alonso, trionfatore nel primo (e visti tutti i problemi organizzativi, si spera anche ultimo) Gran Premio di Corea e nuovo leader della classifica, a due sole gare dal termine della stagione.

Sabrina: Mio padre non molestava Sarah


Valentina Misseri incontra in carcere per la prima volta il padre Michele, reo confesso dell'omicidio della nipote Sarah Scazzi e colui che ha chiamato in correità l'altra figlia, Sabrina. Ma perché quest'ultima, nell'interrogatorio del 15 ottobre, finito con il suo fermo, disse ai magistrati che aveva intenzione quel giorno di chiedere un 'faccia a faccia' con il padre, prima ancora di essere ascoltata, visto che l'accusa di complicità rivoltale da Michele Misseri le era stata comunicata solo poco prima, nella stessa caserma? Non c'é giorno di tregua nella infinita vicenda del delitto della quindicenne di Avetrana. La notizia dell'incontro tra Valentina Misseri e suo padre, che sarebbe avvenuto in carcere il 22 ottobre, rimbalza dagli schermi televisivi. A riferirla è l'avv. Daniele Galoppa, il legale d'ufficio di Michele, intervenendo alla trasmissione di RaiUno 'L'arena'. Il motivo è presto detto: Galoppa ha detto che Valentina ha suggerito al padre di revocare il mandato a Galoppa per scegliersi un legale di fiducia. Sarebbe stata la stessa Valentina a comunicarlo telefonicamente a Galoppa, il quale non ha spiegato i motivi per cui Valentina Misseri starebbe cercando di convincere il genitore ad escluderlo dalla difesa e ha detto di non ricordare se Valentina abbia indicato anche il nominativo del legale che dovrebbe sostituirlo per difendere il padre. Quando Michele Misseri confessò il delitto e fu arrestato, Valentina commentò che, se era vero quello che aveva fatto, era giusto che trascorresse il resto dei suoi giorni in cella. Ora lo avrebbe incontrato in carcere per dargli un consiglio sulla sua difesa. E Valentina è la stessa persona che ha sempre detto di ritenere innocente la sorella Sabrina. Sabrina che, nell'interrogatorio di quel 15 ottobre che ha segnato la sua vita, racconta ai magistrati, poco dopo aver saputo di tutte le accuse di complicità fatte dal padre, che proprio quel giorno aveva intenzione di confrontarsi con il genitore. "Io avrei preferito...io, guarda - dice Sabrina rivolgendosi al magistrato che la sta interrogando - avevo proposto di far venire mio padre di fronte ed io di qua con tutti i testimoni, guardandomi in faccia, e di avere il coraggio di dire quello che...". Il magistrato, evidentemente un po' sorpreso, le chiede cosa volesse proporre e sottolinea "se lei non sapeva nemmeno quello che stava dicendo?". A questo punto Sabrina spiega: "Voglio vedere a quattr'occhi se è capace di dire che stavo giù in cantina con lui". Un rapporto difficile da decifrare, quello di Sabrina con papà Michele, soprattutto quando c'é di mezzo la cuginetta Sarah. Perché, ad esempio, fu Sabrina ad invitare il genitore a non dare più soldi a Sarah. Lo dice la stessa indagata, sempre quel 15 ottobre. Sabrina riferisce ai pm di aver chiesto a Sarah perché lo zio le avesse dato per due volte cinque euro, e la cugina le avrebbe risposto "me li ha regalati così". Sabrina racconta allora di essere andata dal padre a chiedere spiegazioni, e che il genitore le rispose di aver voluto dare una mano alla nipote perché usciva tutte le sere con lei e a pagare era Sabrina. "Io dissi - prosegue Sabrina - 'papa', guarda non c'é bisogno, tanto pago sempre io, Sarah lascia i soldi a casa quindi è inutile che lo fai". Michele Misseri avrebbe risposto: "Se mi dici così non le regalo più niente" e da quel momento Sarah non avrebbe più detto a Sabrina di aver avuto in regalo soldi dallo zio. Nel pomeriggio l'avv. Vito Russo, che insieme alla moglie Emilia Velletri difende Sabrina, si è recato a casa Misseri. Aveva con sé un bel po' di documenti, ha parlato a lungo con i famigliari di Sabrina (in casa c'erano la madre Cosima e la sorella Valentina), ed è andato via tenendo in mano quei documenti. Domani mattina al Reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri di Roma inizieranno gli accertamenti tecnici irripetibili sulle impronte trovate sul cellulare di Sarah e su rilievi e reperti acquisiti nel corso delle indagini. Sarà compito anche dei consulenti dare a questa inchiesta altri elementi di verità.

Il colera miete ancora vittime


L'epidemia di colera è arrivata nella capitale di Haiti, Port-au-Prince, dove oggi cinque persone hanno evidenziato i sintomi della malattia e sono state messe in isolamento. I medici e le organizzazioni umanitarie, privi dei supporti sanitari adeguati, non riescono a far fronte all'emergenza. E' cominciata una settimana fa, in zone rurali del Paese devastato dal terremoto che lo scorso 12 gennaio ha provocato più di 250.000 morti e un milione e mezzo di sfollati: ormai il numero dei decessi per colera è salito a 253 e i contagiati sono migliaia. Ma il governo che per il prossimo 28 novembre ha fissato le elezioni presidenzali e legislative, cerca di minimizzare. I controlli al confine con Santo Domingo, l'altro Stato dell'isola, sono stati rafforzati ma la frontiera resta aperta. E anche l'Onu sottolinea che le persone decedute a Port-au-Prince provenivano dall'interno del Paese, dalle zone di Artibonite (nel nord) e dal Plateau (centro).
"Non possiamo parlare di un nuovo focolaio di infezione" nella capitale - ha fatto sapere l'Ufficio di coordinamento per i problemi umanitari dell'Onu - ma è un dato di fatto che l'ospedale della città settentrionale di Saint-Marc è ormai al limite della capienza (3.000 ricoverati) e che strutture mediche di fortuna accolgono decine di malati, senza però essere dotati di adeguate attrezzature e supporti. Il colera è una malattia altamente contagiosa causata da un batterio. Violenti attacchi di diarrea portano facilmente i malati a perdere in quattro ore anche il 10% del loro peso e, se non è possibile intervenire subito con cure adatte (antibiotici e acqua purificata), alla morte per disidratazione anche in meno di 24 ore. Da più di cento anni ad Haiti non erano segnalati casi di colera ma le terribili condizioni igieniche seguite al sisma hanno riattivato il batterio, che ha trovato nella pessima qualità dell'acqua a disposizione dei terremotati fertile terreno di prolificazione prima e di contagio poi, favorito quest'ultimo dalle piogge torrenziali delle ultime settimane. Che, tra l'altro, hanno anche fatto esondare in più punti in fiume Artibonite. Ora la paura è che l'epidemia si propaghi anche in ospedale.
"Non possiamo continuare a curare i malati di colera in una struttura dove sono ricoverati altri pazienti - ha detto il responsabile della sanità nel nord di Haiti, Dieula Louissant - Abbiamo bisogno di un centro specializzato". Medici senza frontiere (Msf) ha promesso un ospedale rurale nella città di Oxfam e sta inviando specialisti per "attivare un piano di alimentazione, igienico e sanitari per 100.000 persone". Un altro centro di prima essistenza sta per essere installato nella città di Saint-Marc, a un centinaio di chilometri dalla capitale, per fermare l'afflusso dei disperati che cercano di portare i loro malati a Port-au-Prince.

giovedì 21 ottobre 2010

Quattro morti sul raccordo


Sono due uomini e due donne le persone morte nell'incidente stradale avvenuto la scorsa notte sul Grande raccordo anulare di roma, all'altezza dell'uscita Flaminia. Tre dei giovani, tutti romeni tra i 19 e i 22 anni, sono morti sul colpo. Il quarto è stato trasportato all'ospedale Sant'Andrea, dove è deceduto alcune ore dopo. Secondo quanto si è appreso, le due ragazze che erano a bordo, di 18 e 19 anni, erano probabilmente due prostitute. L'auto, che viaggiava a forte velocità, dopo aver sbandato si sarebbe incastrata nel guard rail. L'incidente è avvenuto sotto gli occhi di altri connazionali e conoscenti delle vittime, che viaggiavano poco distanti in un'altra auto. I corpi di tre dei ragazzi morti sono stati estratti dalle lamiere con l'aiuto dei vigili del fuoco.

Sabrina concorso in omicidio


C'era anche Sabrina nel garage di Avetrana il 26 agosto quando Michele Misseri ha ucciso Sarah Scazzi strangolandola con una corda. E, anzi, e' stata proprio lei, con un'azione ''preordinata'' e dunque voluta, a portare la cuginetta in quell'antro, ad immobolizzarla mentre il padre l'ammazzava, a dire che era ora ''di dare una lezione'' a quella ragazzina che non solo voleva spifferare per il paese che Zio Michele le aveva toccato il sedere, infagandone cosi' il buon nome, ma si era anche permessa di insidiare il suo Ivano, divenendo la preferita dell'amico per cui lei, invece, provava una vera e propria ''ossessione''.
Sabrina Misseri resta in carcere con la pesantissima accusa di concorso in omicidio e sequestro di persona: e l'ordinanza con cui il gip di Taranto Martino Rosati accoglie le richieste della procura, e' una mazzata sulle speranze della ragazza di lasciare la cella, anche se i suoi avvocati Vito Russo e Emilia Velletri ricorreranno al tribunale del Riesame. In venti pagine il giudice ricostruisce il delitto, riportando integralmente la confessione agghiacciante di Michele, contesta punto su punto le affermazioni fatte da Sabrina nei due interrogatori ed elenca una dopo l'altra le testimonianze che l'hanno incastrata: quella dell'amica Mariangela, personaggio ''del tutto credibile'', della madre Cosima, della zia Concetta Serrano Spagnolo, madre di Sarah e, addirittura, della stessa quindicenne, che poche ore prima di morire, quasi avesse un presentimento, metteva nero su bianco sul suo diario i contrasti con la cugina per via di Ivano. Tutte persone, scrive il gip, ''non sospettabili di acrimonia verso di lei''.
Ma cosa e' stato a spingere Sabrina ad uccidere Sarah? ''Aveva piu' di un motivo di rancore verso la cugina'' con la quale, scrive il Gip, i rapporti erano ''tutt'altro che idilliaci'' e le frizioni ''non episodiche ma piuttosto ricorrenti''. La paura che il paese conoscesse il segreto di Michele e Sarah, innanzitutto, ma anche il fatto che le stesse 'rubando' Ivano. Motivi sufficienti ad uccidere? Probabilmente no, e' la tesi avanzata nell'ordinanza: ''si e' trattato, con ogni probabilita', di un'azione preordinata, quantunque probabilmente giunta ad esiti ulteriori e piu' gravi di quelli programmati''. In sostanza, l'omicidio ''e' scaturito, probabilmente, da un impeto improvviso''. Ma cio' non basta, prosegue il gip, ''per collocarlo nell'ambito della preterintenzione''. Perche' tutte le incongruenze e i non ricordo nel racconto di Sabrina, i tentativi di depistaggio, i messaggi inviati all'amica Mariangela testimoniano, appunto, la volonta' di ''dare una lezione'' a Sarah.
E infatti, quel 26 agosto Sabrina si e' resa responsabile di ''un'azione cruenta, protrattasi per un lungo tempo durante il quale, almeno finche' Sarah non e' caduta esanime al suolo, Sabrina l'ha tenuta stretta, impedendole di muoversi. Offrendo cosi' al padre, se non altro - afferma Rosati - un decisivo contributo agevolatore alla realizzazione dell'evento delittuoso, nella consapevolezza della evidente idoneita' della condotta di costui a provocarlo''. E anche lo zio Michele, nella sua confessione, conferma questo ''decisivo contributo''. Sabrina, dice, ''l'ha portata malamente'' in garage, ''l'ha tirata''. E quando Sarah fuori dalla villetta di via Grazia Deledda urlava piangendo ''lasciami stare, fammi andare a casa'', lei ha risposto cosi': ''no, mi devi dire con la tua bocca quello che e' successo''. Il racconto di Michele dunque, si incastra perfettamente con le testimonianze e i riscontri trovati dagli inquirenti. Tanto che il gip, pur sostenendo che lo zio di Sarah e' ''uno tra i peggiori chiamanti in correita' che un giudice si augurerebbe di trovarsi davanti'', definisce le sue dichiarazioni, ''ampiamente credibili'', ''coerenti'' e ''soprattutto perfettamente conciliabili con le ulteriori acquisizioni istruttorie''.
C'e' soltanto una cosa, del racconto di Michele, a cui il gip sembra non credere: la violenza sessuale sul cadavere della povera Sarah. ''Si e' ascritto un fatto turpe - afferma non a caso nell'ordinanza - con una confessione, verrebbe da dire, gratuita, dal momento che nessuno aveva mai nemmeno sospettato tale ulteriore delitto, e sapendo che quest'ultimo ben difficilmente si sarebbe mai potuto accertare dal momento che il cadavere era rimasto in acqua sommerso per oltre 40 giorni''. L'ultima mazzata a Sabrina, il giudice la da' spiegando perche' deve rimanere in carcere. Ci sono, dice il pericolo di fuga, quello di inquinamento probatorio e di compromissione delle indagini; ma anche e sopratutto ''la seduzione che la Misseri ha mostrato di subire dal fascino delle telecamere''. Una seduzione che non consente di concederle neanche gli arresti domiciliari.

Ancora tafferugli a Terzigno


Una notte di scontri, paura e lacrime a Terzigno (Napoli). Uno spiegamento massiccio di forze dell'ordine, probabilmente con pochi precedenti, con una azione condotta in tempi rapidi ha sgomberato tutta l'area della rotonda di via Panoramica, la strada di accesso alla discarica Sari.
La zona era stata presidiata da diverse ore da alcune migliaia di manifestanti, tra cui donne e bambini, portati via al primo accenno di tensioni. Il blitz è stato condotto con una quarantina di mezzi blindati ed oltre 200 uomini tra agenti di polizia, carabinieri e guardia di finanza che a piedi, in assetto antisommossa, impugnando manganelli e scudi, hanno stretto d'assedio tutte le zone circostanti e inseguito i dimostranti.
Numerose le cariche e i lanci di lacrimogeni: alcune persone sono state raggiunte e bloccate all'interno di un deposito di bibite. "Perché mi picchiate, non sto facendo niente?", ha detto una ragazza piangendo a un gruppo di agenti che l'ha circondata. Gli uomini delle forze dell'ordine sono avanzati alla ricerca degli ultimi manifestanti, mentre i blindati percorrevano la via Panoramica a forte velocità per inseguire chi scappava. Due persone, una donna ed un ragazzo, sono stati fermati e successivamente rilasciati. Altre tre hanno riferito di essere rimaste contuse negli scontri.
L'attacco, con veri e propri corpo a corpo in alcuni casi, è arrivato al termine di una serata di altissima tensione. Un gruppo di giovani con il volto coperto da sciarpe ha lanciato grossi petardi, razzi, pietre e, secondo quanto riferito da alcuni testimoni, due molotov rudimentali nei confronti dei blindati della polizia a presidio della strada di accesso alla discarica. Gli agenti hanno risposto con un ripetuto lancio di lacrimogeni, che sono caduti in mezzo alla folla. Sono stati momenti drammatici, con gente che scappava alla ricerca di un riparo, provocando momenti di panico. Nella fuga qualcuno ha rovesciato e bruciato un'auto, sembra appartenente alla polizia.
A scatenare la nuova ondata di proteste era stata la decisione dei parlamentari del Pdl campano, insieme con il governatore Stefano Caldoro e i presidenti delle Province di Napoli, Avellino e Salerno, Cesaro, Sibilia e Cirielli, di dare il via libera alla seconda discarica nel Parco nazionale del Vesuvio, in località Cava Vitelli. Si tratterebbe del più grande sversatoio d'Europa. Un via libera che non è affatto andato giù ad amministratori locali (il sindaco di Boscoreale, Gennaro Langella, si è dimesso dal Pdl) e alle popolazioni, che denunciano i gravissimi disagi già provocati dalla prima discarica aperta, la Sari, che sarebbe causa dell'inquinamento delle falde acquifere e dalla quale provengono da mesi miasmi insopportabili.
Alla fine della 'battaglia', a terra restano detriti di ogni genere, nell'aria la puzza insopportabile della discarica

mercoledì 20 ottobre 2010

Incendio in casa, bimba gravissima


Una bambina di 10 anni e' rimasta gravemente ustionata in un incendio divampato nella villetta di famiglia a Pessina Cremonese (Cremona). L'incendio si e' sviluppato in cucina e secondo i vigili del fuoco le fiamme potrebbero essere partite dalla stufa a legna. La piccola e' stata avvolta dalle fiamme e ha riportato ustioni sul 40% del corpo. E' stata portata in elicottero al Centro grandi ustionati del Niguarda di Milano. Le sue condizioni sono gravi.

Drogano avversari per vincere partita


Tre giocatori degli Hijos di Acosvinchos, squadra di seconda divisione, hanno perso brevemente conoscenza durante una partita di calcio dopo aver bevuto l'acqua offerta loro dalla squadra avversaria, lo Sport Ancash, impostosi con il punteggio di 3-0. È quanto riferito alla stampa locale dai calciatori e dal presidente del club. I tre, più un quarto che ha accusato sintomi di nausea, sono stati trasportati in ospedale e la prima analisi ha mostrato che "erano stati drogati con benzodiazepina, un sedativo", ha spiegato Juan Luna, uno dei quattro atleti.
"Al 65esimo, il difensore Andy Salinas è caduto a terra senza alcun motivo apparente – ha aggiunto Luna, colpito solo da nausea - e poi pochi minuti dopo stessa cosa è accaduta a Luis Coello e Martin Reategui dopo aver bevuto l'acqua che ci era stata data da un componente dello staff dell'Ancash". Aldrin Perez, presidente del Hijos di Acosvinchos, ha detto che un membro della società avversaria ha fornito acqua per i suoi giocatori nell'intervallo, acqua che non è stata invece bevuta dall'Ancash. I quattro giocatori si sottoporranno a una serie ulteriore di test per determinare se ci fossero altri farmaci o sostanze all'interno dell'acqua.

Sarah uccisa in casa Misseri?


Con un nuovo sopralluogo dei carabinieri si è riaccesa oggi l'attenzione degli investigatori sulla casa di Michele e Sabrina Misseri, padre e figlia in carcere da giorni con l'accusa di avere ucciso Sara Scazzi il 26 agosto scorso. L'ispezione, durata un paio di ore, ha riportato l'attenzione investigativa sulla casa di Avetrana dove la piccola Sara, il giorno in cui è stata uccisa, aveva appuntamento con la cugina Sabrina per andare a mare. Nella sua confessione lo zio di Sara, Michele, si è autoaccusato dell'omicidio chiamando in causa Sabrina è accusandola a sua volta di aver tenuto ferma Sara mentre lui le stringeva una corda intorno al collo, nella cantina di casa. Questa versione, però, l'ennesima di Misseri, potrebbe non essere l'ultima e oggi il suo avvocato ha annunciato che l'uomo potrebbe ancora ritrattare fornendo una nuova ricostruzione.
Nel sopralluogo di oggi i carabinieri hanno compiuto nuovi rilievi fotografici e hanno cercato, senza trovarlo, un mazzo di chiavi che secondo quanto ha raccontato Concetta Serrano, la mamma di Sara, la ragazzina portava sempre con sé. Chiavi che non sono mai state trovate né nel pozzo dove è stato recuperato il corpo né tra i resti dei vestiti e dello zainetto che lo zio ha bruciato in campagna dopo l'omicidio.
Subito dopo che i carabinieri sono usciti da casa Misseri, Cosima la moglie di Michele e madre di Sabrina è uscita anche lei accompagnata dalla figlia maggiore Valentina. E' poi salita su un'auto guidata da suo fratello Giuseppe e, accompagnata anche dall'altra sorella Emma, è partita alla volta del carcere di Taranto scortata dai carabinieri. Prima di giungere nel carcere dove avrebbe incontrato sua figlia Sabrina arrestata venerdì scorso, Cosima ha fatto una breve sosta nella caserma dei carabinieri di Avetrana. Subito dopo, quando la donna era già andata via, nella stessa caserma è arrivato Ivano Russo uno degli amici di Sabrina che Sara frequentava insieme con la cugina. Ivano è il ragazzo del quale entrambe le cugine pare fossero invaghite.
All'uscita non ha parlato con i giornalisti e nulla è trapelato sui motivi della sua presenza in caserma. Questa nuova giornata di attività investigative ad Avetrana sviluppatasi mentre al palazzo di Giustizia di Taranto si attendeva il deposito (poi slittato) dell'ordinanza del gip sull'arresto di Sabrina, non ha ancora sciolto i numerosi dubbi che ancora permangono sulla vicenda. Da quanto emerso finora dall'inchiesta, Sara è stata strangolata nella cantina che si trova affianco alla casa dei Misseri. Ma il sopralluogo di oggi ha aperto spazi ad illazioni su una nuova ricostruzione dell'omicidio che potrebbe essere avvenuto nell'abitazione.
"Ipotesi teoricamente possibile ma concretamente improbabile" dicono gli investigatori. E i dubbi sul ruolo che ciascuno degli attori di questa vicenda, marito, moglie e figlia, potrebbero aver avuto si approfondiscono per effetto anche dell'annuncio di una nuova versione di Misseri che potrebbe completamente modificare il quadro accusatorio e anche ricollocare la scena del delitto.

Messina straripa fiume


Ancora strade allagate e frane a Messina per il maltempo che ormai da quasi 48 ore si sta abbattendo sulla citta'. Dopo lo smottamento ad Acqualadrone sulla statale 113, la strada e' stata chiusa in entrambi i sensi di marcia. Il torrente Badiazza e' straripato riversando in strada acqua e detriti. C'e' stato anche uno smottamento nella salita del torrente Papardo.I vigili urbani hanno transennato l'area per evitare incidenti. Numerose le richieste di intervento per gli allagamenti in citta'.

martedì 19 ottobre 2010

Feto abbandonato nella spazzatura


Un feto di 20 settimane è stato scoperto a Milano, in un cassonetto dell'immondizia nei pressi del complesso della Stazione centrale.
Il ritrovamento è stato fatto da un addetto dell'Amsa, la municipalizzata dei rifiuti, che si stava occupando del suo svuotamento e che ha fatto intervenire il 118. Il feto e' stato nascosto nel cassonetto dalla donna che l'aveva partorito, una romena di 17 anni, che e' stata individuata dagli agenti.
Il pm di Milano Isidoro Palma ha disposto alcuni accertamenti medici per verificare se la minorenne abbia assunto o meno farmaci abortivi. Il magistrato ha anche disposto il ricovero della giovane alla clinica Mangiagalli di Milano e ordinato di fare alcuni controlli ginecologici e il prelievo del sangue. La donna, inoltre, dovra' essere ascoltata dagli investigatori. I risultati degli accertamenti confluiranno in un fascicolo che verra', a breve, trasmesso per competenza alla Procura presso il Tribunale dei minorenni di Milano.
La ragazza e' stata trovata dagli agenti alle 9 in piazza Duca D'Aosta, in compagnia di un'amica. E' stata medicata in un'ambulanza del 118, che poi l'ha trasportata alla Mangiagalli.
Gli agenti della Polfer erano in cerca di una ragazza dopo che intorno alle 8 un operaio dell'Amsa aveva ritrovato il feto ed era corso negli uffici di polizia della stazione per denunciare l'accaduto. Contemporaneamente al ritrovamento un passante aveva chiamato il 118 segnalando una ragazza che stava male in metropolitana. E' stata lei stessa, poi, ad asserire di aver avuto l'aborto al mattino presto, in un tunnel, e di aver quindi cercato di nascondere il feto, di circa 10 centimetri, avvolto in una maglietta intima e in fogli di carta di giornale, dentro un cassonetto al centro della piazza.

Nuove ipotesi sul delitto Sarah


Spunta una nuova ipotesi investigativa nel delitto di Sarah Scazzi, la quindicenne uccisa ad Avetrana: all'ora dell'omicidio Michele Misseri, lo zio che si è accusato del delitto, sarebbe stato a dormire. L'ipotesi, circolata nel corso della giornata a Taranto, non avrebbe al momento conferme negli atti dell'inchiesta, ma è una pista sulla quale gli inquirenti starebbero lavorando. Un accertamento è in corso partendo da quelle che erano le abitudini quotidiane dell'uomo, secondo quanto hanno potuto ricostruire gli inquirenti. Michele Misseri tra le mura domestiche "non contava nulla", anzi veniva 'utilizzato' dai famigliari tanto che il suo ruolo era assolutamente marginale: a dirlo è lo stesso contadino di Avetrana, reo confesso dell'omicidio di Sarah. Misseri lo ha raccontato al suo legale e lo ha detto anche nel corso degli interrogatori ai quali è stato sottoposto a partire dal 6 ottobre. "Dormivo su una sdraio, mi alzavo presto di notte per lavare i piatti che loro avevano usato, io mangiavo con le mani": questo ha detto anche Michele Misseri per far intendere agli inquirenti lo scenario familiare nel quale viveva. Dunque, il 'mostro', lo zio 'orco' che ha strangolato Sarah, sarebbe la stessa persona che veniva quotidianamente messa in un angolo dai suoi stessi congiunti, madre e figlia? Per l'avv. Daniele Galoppa, suo difensore, era una situazione che Misseri "accettava" più che subirla. Anzi, "accettava qualsiasi cosa". Misseri che, a detta ancora del suo legale, avrebbe sempre avuto "un trascinamento" per la figlia Sabrina, la cui personalità "ha sempre prevalso" su di lui. E' uno scenario familiare singolare quello che si ritrovano a costruire gli inquirenti sulla base delle dichiarazioni di Misseri. Fra le donne della famiglia - mamma Cosima, le figlie Sabrina e Valentina, anche se quest'ultima vive e lavora a Roma con il marito - ci sarebbe un legame molto forte, fanno intendere gli inquirenti, e questo avrebbe portato quasi a mettere in minoranza il capofamiglia sulle scelte gestionali di casa. Donne unite anche da un carattere comune molto deciso. La stessa Sabrina lo starebbe dimostrando in questi giorni di detenzione nel carcere di Taranto. La ventiduenne cugina di Sarah, gravemente indiziata di concorso in omicidio volontario e sequestro di persona, è tenuta sotto stretta vigilanza in cella, da sola, 24 ore su 24 ed è sotto controllo di psicologi. A quanto si è appreso, legge vecchie riviste femminili, ma ogni tanto darebbe sfogo al suo desiderio di libertà affacciandosi al finestrino e gridando attraverso le sbarre 'Sono innocente, aiutatemi'. Una Sabrina molto diversa da quella descritta dai suoi amici, che la ricordano come una persona 'allegra, solare, 'caciaronà, autoironicà e persino un po 'imbranata'. E allora: Cosima, Sabrina e Valentina decidevano davvero tutto in casa, sovrastando e annullando le volontà di Michele Misseri, o lo zio omicida ha parlato di una famiglia che in realtà non esiste?

Cecenia: ribelli attaccano parlamento, tutti uccisi


Attacco dei ribelli a Grozny: un portavoce del ministero dell'interno ceceno ha detto che ''il Parlamento e' stato preso. Ci sono degli ostaggi e dei membri delle forze di sicurezza sono stati uccisi''. Secondo la radio Eco di Mosca e altre agenzie russe sono stati tutti uccisi i guerriglieri che hanno attaccato il parlamento ceceno a Grozny.
''L'operazione e' conclusa, tutti i guerriglieri sono stati uccisi'', ha riferito a Interfax una fonte delle forze di sicurezza cecene. Secondo la stessa agenzia russa, e' al momento in corso un incontro tra il ministro dell'Interno russo che si trova oggi a Grozny e il presidente della Cecenia Ramzan Kadyrov.
Secondo la radio Eco di Mosca sono almeno tre i morti e 13 i feriti nell'attacco sferrato questa mattina contro il parlamento ceceno. Il ministero dell'interno della Cecenia specifica intanto che le vittime, due secondo le informazioni ufficiali e confermate, sono poliziotti. Non si esclude intanto che nell'edificio che ospita il parlamento ceceno siano stati piazzati ordigni pronti ad esplodere, ha riferito una fonte russa all'agenzia Interfax. La stessa fonte, anonima, ha informato che sul posto stanno lavorando artificieri per individuare e disinnescare possibili bombe.
Le forze di sicurezza hanno ucciso quattro guerriglieri che questa mattina si sono introdotti nell'edificio del Parlamento a Grozny. Lo riferiscono fonti ufficiali russe. ''Quattro persone armate che si sono introdotte e barricate nell'edificio del Parlamento ceceno sono state uccise dalle forze di sicurezza durante l'operazione che ha posto fine all'attacco'', ha detto a Interfax il portavoce del comitato investigativo della procura russa Vladimir Markin, comunicando che un'unita' investigativa, predisposta da Mosca per indagare sull'accaduto.
Tutti i deputati ceceni sono sani e salvi, dopo l'attacco dei guerriglieri contro il Parlamento. Lo ha detto il presidente della repubblica caucasica, Ramzan Kadyrov.
Il premier russo Vladimir Putin ha avuto oggi, dopo l'attacco al parlamento di Grozny, una conversazione telefonica con il presidente della Cecenia Ramzan Kadyrov. Lo riferisce il centro stampa del governo di Mosca. Kadyrov ha informato Putin di quanto accaduto e stando a quanto si apprende, il primo ministro russo ha sollecitato la massima assistenza per tutti i coinvolti nell'attacco.
Un attentatore suicida ha causato due morti al parlamento ceceno, afferma l'agenzia russa Ria, secondo cui l'attacco è stato sferrato da un kamikaze e da due uomini armati. Le guardie del parlamento hanno risposto al loro fuoco.
Lo scontro armato si sarebbe protratto a lungo, e non è chiaro se sia interrotto.
Mosca sta cercando di contrastare un'offensiva sempre più aggressiva dei ribelli islamici in Cecenia, dove pure aveva dichiarato vittoria contro i separatisti.

Ascoltata in Procura Cosima Serrano


TARANTO, 18 OTT - Si è concluso poco prima delle 19 nella procura di Taranto l'interrogatorio di Cosima Serrano, la moglie di Michele Misseri, reo confesso dell'omicidio di Sara Scazzi. La donna è stata ascoltata in procura a Taranto per circa tre ore dal Pm Mariano Buccoliero e dal procuratore aggiunto Piero Argentino. La donna è stata poi fatta uscire da un'uscita secondaria della procura.

lunedì 18 ottobre 2010

Arresto per Alessio Burtone


Alessio Burtone trascorrerà la notte in una cella del carcere di Regina Coeli. Oggi il gip Sandro Di Lorenzo, lo stesso che aveva deciso per gli arresti domiciliari, ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere: pericolo di fuga e inquinamento delle prove, queste le motivazioni del provvedimento. Il giovane è accusato di omicidio preterintenzionale per la morte di Maricica Hahainu, l'infermiera romena di 32 anni che ha colpito con un pugno al volto al termine di una lite iniziata mentre si trovavano in fila ad una tabaccheria della stazione metropolitana Anagnina, a Roma. La Procura, nella giornata di sabato, aveva chiesto al gip il trasferimento in carcere di Burtone in seguito alla morte della donna. I pm di piazzale Clodio avevano già fatto ricorso al Tribunale del Riesame il 14 ottobre per chiedere l'emissione della custodia cautelare in carcere, impugnando la decisione del gip di metterlo ai domiciliari. Il ragazzo nel pomeriggio ha lasciato l'abitazione nel quartiere Cinecittà: scortato da quattro carabinieri è stato trasferito in carcere mentre gli amici urlavano "Alessio libero", "Alessio uno di noi". Parole urlate dagli amici che poi hanno lasciato spazio a rabbia e rancore con bersaglio preferito "i romeni che qui comandano e sono prepotenti". Laconico il commento del fratello di Maricica: "deve pagare per quello che ha fatto, c'é giustizia". Per tutta la giornata, per bocca del suo legale, l'avvocato Fabrizio Gallo, Burtone ha ribadito il suo pentimento per quanto accaduto l'8 ottobre scorso. "Se tornassi indietro mi farei menare ma non alzerei più le mani in vita mia", ha detto al suo avvocato che lo ha descritto come "affranto e dispiaciuto ma pronto ad andare dietro le sbarre". Sempre oggi, presso l'istituto di medicina legale de La Sapienza, è stata effettuata l'autopsia sul corpo di Maricica. L'esame avrebbe confermato la presenza di un profondo trauma cranico determinato dal violento urto alla nuca e un'escoriazione di circa un centimetro sotto al labbro sinistro, frutto del colpo ricevuto. Non emergerebbe, al momento, un nesso tra la morte e l'operato dei medici del Policlinico Casilino che hanno tentato di salvare la donna. Nesso che più volte invece aveva avanzato la difesa di Burtone. Comunque tutti i dati saranno comunque ancora esaminati e i consulenti consegneranno entro 30 giorni alla procura una relazione che viene definita "attendibile" e "chiara" sulle cause del decesso. E a Maricica verrà intitolato il grande piazzale dell'Anagnina, luogo di ritrovo dei romeni nella capitale, a pochi metri dove per uno stupido litigio una donna di 32 anni agonizzava tra l'indifferenza dei passanti.