martedì 19 luglio 2011

Colpo ai clan camorristici



I carabinieri di Torre del Greco hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, a carico di 36 persone affiliate a 5 clan camorristici operanti nell'area orientale di Napoli. Tra i reati contestati associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, violazione alla legge sulle armi, estorsione e associazione finalizzata al traffico e spaccio di stupefacenti. Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse in relazione a due distinte indagini.
Venti arrestati, affiliati ai clan "Sarno", "Cuccaro" e "De Luca Bossa" operanti a Ponticelli, Barra e Cercola, dovranno a vario titolo rispondere di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, violazione alla legge sulle armi, estorsione e associazione finalizzata al traffico e spaccio di stupefacenti.
Per altre sedici persone, affiliate ai clan "Rinaldi - Reale e "D'Amico - Mazzarella" operanti a San Giovani a Teduccio, le accuse sono di omicidio, violazione alla legge sulle armi, estorsione e di associazione finalizzata al traffico e spaccio di stupefacenti
LE INDAGINI- Le due indagini riguardano, in un caso, le dinamiche di avvicendamento tra il 2009 e il 2010 tra il clan Sarno, Cuccaro e De Luca Bossa per il controllo delle attività illecite tra i quartieri di Napoli di Barra e Ponticelli, nonchè il vicino comune di Cercola; il subentro degli alleati Cuccaro e De Luca Bossa ai Sarno viene segnato il 29 novembre del 2009 dall'omicidio di Salvatore Tarantino, considerato reggente dei Sarno, all'epoca gia' indeboliti da arresti e indagini delle forze dell'ordine.
L'inchiesta sui clan Rinaldi-Reale e D'Amico-Mazzarella, che ha portato in carcere 16 persone, riguarda invece un periodo che parte dal 2001 e si chiude a marzo-giugno di quest'anno con due tentati omicidi a Volla, grosso centro alle porte di Napoli, ricostruendo il rafforzamento della famiglia D'Amico, alleata con i Mazzarella, fino al tentato omicidio di Salvatore Maddaloni, a giugno di quest'anno, scampato all'agguato anche grazie al fatto che il padre ha investito con il furgone, parcheggiato davanti la loro pescheria, uno dei killer

Arrestato Parolisi è lui l'omicida



Salvatore Parolisi è stato arrestato per l'omicidio della moglie Melania Rea. L'ordinanza di custodia cautelare gli è stata notificata e il caporal maggiore dell'esercito è stato prelevato dalla caserma Clementi di Ascoli dove era tornato a lavorare lo scorso lunedi. L'uomo, scortato dai carabinieri, è uscito da un ingresso secondario a bordo di un'auto senza contrassegni, che si sta dirigendo verso la caserma dei carabinieri.
ACCUSE GRAVISSIME - Omicidio volontario pluriaggravato dal vincolo di parentela e crudeltà (pena che prevede l'ergastolo) e vilipendio di cadavere in eventuale concorso con altri. Questi i reati contestati a Salvatore Parolisi, che aprono anche alla possibilità che le ferite post mortem sul cadavere di Melania siano state inferte da persona diversa rispetto al marito. Ipotesi che comunque gli inquirenti ritengono poco verosimile.
ACCOLTA LA RICHIESTA - Il gip di Ascoli Carlo Calvaresi ha accolto la richiesta della Procura, che chiedeva l'arresto del caporal maggiore dell'esercito per l'omicidio volontario aggravato della moglie Melania Rea. Parolisi sarà presto trasferito nel carcere di Marina del Tronto, nella periferia del capoluogo piceno.
"LA BAMBINA" - "E adesso come facciamo con la bambina?". È stata la prima preoccupazione di Michele Rea, il fratello di Melania, alla notizia dell'arresto di Salvatore Parolisi. Lo riferisce il legale della famiglia, l'avvocato Mauro Gionni, che ha appena parlato con i parenti della donna uccisa. La bambina è la piccola Vittoria, che porta lo stesso nome della nonna materna, e che dopo la morte della mamma è stata in parte con il padre, quando il lavoro glielo consentiva, e in parte con i Rea. A proposito dell'arresto del cognato, Michele Rea ha commentato: «Speriamo che possa essere la fine di un incubo. Ci auguriamo che si possa arrivare a chiudere questo cerchio - ha aggiunto - È una notizia che mi fa stare male, anzi malissimo».

lunedì 18 luglio 2011

Discussione per una ragazza...... cacciavite in testa al rivale



Si chiama Calogero Giardina, 24 anni, la vittima dell'assurda aggressione di ieri notte a Canicatti' (Agrigento) ad opera di un 17enne gli ha conficcato nella testa un cacciavite dopo una discussione su una ragazza contesa tra i due. Sembra infatti che la ex del minorenne frequentasse da qualche tempo Giardina. Il diciassettenne accecato dalla gelosia ha cosi' prima invitato l'altro ad una discussione-chiarimento nei pressi di un bar, fino a quando gli amici del 24enne non sono intervenuti per evitare che si arrivasse alla rissa.
Ma quando tutto sembrava finito, il minore ha preso dal portaoggetti del suo scooter un cacciavite conficcandolo nella testa del rivale. Subito gli amici di Giardina hanno trasportato il ferito al pronto soscorso dell'ospedale Barone Lombardo di Canicatti', che dista poche centinaia di metri dal bar del viale della Vittoria dove si e' verificata l'aggresione. I medici hanno pero' immediatamente richiesto l'intervento dell'elisoccorso a causa delle condizioni disperate di Calogero Giardina, che ora e' ricoverato all'ospedale di Sciacca. Il minorenne e' stato rintracciato dopo pochissimo tempo e polizia e carabinieri hanno recuperato il cacciavite usate dall'aggressore che dopo le formalita' di rito e' stato rinchiuso nel carcere minorile Malaspina di Palermo con l'accusa di tentato omicidio.

Folgorata dal ventilatore



Il caldo, evidentemente, le stava impedendo di prender sonno, così aveva deciso di accendere il suo ventilatore per rinfrescarsi durante la notte. Ma la decisione è stata fatale per una cinquantenne salentina, Teresa Carangelo, di Ugento, che mentre tentava di accendere l'apparecchio è rimasta folgorata da una scarica elettrica ed è morta sul colpo.
E' successo in via Liguria, alla periferia del paese marittimo della provincia di Lecce. Il ventilatore è stato sottoposto a sequestro e non sarebbe dotato di impianto salvavita. Il personale del 118 non ha potuto far altro che constatare la morte della donna. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della Compagnia di Casarano.

Melania baciata e accoltellata



L’efferatezza del delitto, la lucidità con cui ha agito e, soprattutto, l’aver esposto la figlia di 21 mesi a una simile situazione (la piccola dormiva verosimilmente in auto mentre la mamma veniva uccisa nel bosco a Ripe di Civitella), per la pubblica accusa rendono Salvatore Parolisi, caporalmaggiore dell’Esercito, un soggetto "estremamente pericoloso". In altre parole: potrebbe uccidere ancora. Si mettono male le cose per il marito di Melania Rea, la ragazza di 29 anni uccisa in provincia di Ascoli. Ore d'attesa per il caporalmaggiore dell'esercito, indagato per l'omicidio volontario aggravato della moglie,. Il gip di Ascoli Carlo Calvaresi, al quale la Procura di Ascoli ha chiesto una misura cautelare per il vedovo, sta infatti leggendo i faldoni dell'inchiesta per decidere se ci sono sufficienti indizi per arrestare l'uomo. Una misura richiesta dai magistrati ascolani non tanto per il pericolo di fuga o di reiterazione del reato, quanto per il pericolo di inquinamento delle prove. Parolisi, in effetti, cancellò il suo profilo Facebook all'indomani della scomparsa della moglie (oggi si sa che era già morta) e successivamente nascose uno dei suoi cellulari.
UCCISA MENTRE LA BIMBA ERA IN AUTO - Ma soprattutto, se il quadro accusatorio tiene, l'uomo avrebbe ucciso Melania mentre la loro bambina dormiva in auto. Oggi, secondo quanto riferiscono i suoi avvocati, tornerà regolarmente ad Ascoli, nella caserna del Reggimento Piceno, per riprendere servizio, ma non più come istruttore delle giovani reclute. Prima, passerà a ritirare la sua auto al Ris di Roma, dove la vettura - una Renault 'Scenic' - è stata passata al setaccio. Ora è stata dissequestrata, e, sempre secondo i suoi legali, non avrebbe offerto nessun appiglio all'accusa. I carabinieri, in particolare, hanno fatto accertamenti sul portabagagli, dove si trovava tra l'altro una delle due valigie anch'esse sequestrate alcuni giorni fa. Per gli inquirenti, il soldato, dopo aver ucciso sua moglie al Bosco delle Casermette, deve essersi per forza tolto gli abiti sporchi di sangue e per questo l'attenzione era rivolta al trolley, che poteva contenere un cambio. Ma la difesa non ci sta. È convinta che a uccidere Melania sia stata una donna, come indicherebbe la presenza di Dna femminile, misto a quello della stessa vittima, sotto l'unghia dell'anulare sinistro della Rea.
Melania, secondo l'accusa, non ha reagito e non si è difesa perché "si fidava totalmente della persona con la quale si trovava in quel momento nel boschetto di Ripe...". Gli ultimi attimi di vita di Carmela Rea non sono dunque quelli della preda, della donna che capisce di essere finita in trappola. Dall'autopsia rimbalza l'immagine di una persona passata in pochi istanti dalla vita all'inferno di un'agonia durata 45 minuti. Anche l'unghia dell'anulare sinistro, sotto la quale è stato trovato il profilo del Dna di un'altra persona (una donna), è intatta, nonostante si trattasse di un'unghia ricostruita, particolarmente lunga e fragile: e questo, secondo gli investigatori, "esclude che ci sia stata lotta o resistenza da parte di Melania". S

giovedì 14 luglio 2011

E' in coma e la licenziano per assenza



E' in stato vegetativo, e la licenziano dal lavoro per le troppo assenze. Non solo: "Crea intralcio all'attività produttiva". Ha dell'incredibile la vicenda che vede al centro una donna in stato vegetativo dal gennaio dello scorso anno, una condizione nella quale quattro mesi dopo, riusci' comunque a dare alla luce una bimba, la quarta dei suoi figli. Purtroppo da allora le sue condizioni non sono migliorate, la signora è tuttora ricoverata all'istituto don Orione di Bergamo, e ovviamente non ha potuto riprendere il suo posto di lavoro alla ditta "Nuova Termostampi" di Lallio (Bg), di cui è dipendente da 16 anni. E che ora, denuncia la Cgil di Bergamo, le ha inviato una lettera per licenziarla perche', le viene spiegato, la signora "ha effettuato 368 gg di malattia", superando "il periodo di conservazione del posto di lavoro previsto dall'art. 39, comma 7, Parte 2^ del vigente C.C.N.L (e pari a 365 giorni)".
Non solo: "la discontinuità della sua prestazione lavorativa crea evidenti intralci all'attivita' produttiva, all'organizzazione del lavoro ed al suo regolare funzionamento, incide in modo sensibile sull'equilibrio dei rispettivi obblighi contrattuali".

Non idonea alla colonia perchè down.



Maria Pia è una bambina di nove anni che soffre della sindrome di down ed è cardiopatica. Vive a Poggio Imperiale, dove, secondo la deunica della mamma "il Comune non mi aiuta nella mia sofferenza". Troppi i no ricevuti dagli assistenti sociali e dal sindaco Rocco Lentinio, che di professione fa il medico curante anche della famiglia di Maria Pia. E così il Comune ha deciso che la piccola non può andare in colonia estiva come tutti gli altri bambini, perché "non è idonea".
RIFIUTATA - "Ci tengo a dire - afferma la signora Maria- che mia figlia è perfettamente integrata e fa, più o meno, una vita normale, chi conosce la sindrome di Down sa che sono ragazzi che riescono a svolgere perfettamente tutte le attività come andare a scuola, è chiaro che avrebbe bisogno di maggiore assistenza, riabilitazione, di un centro di terapia logopedia . Io e mio marito lavoriamo tutti e due, io gestisco un’attività in paese, abbiamo appreso per caso che il comune, tramite i servizi sociali, ha organizzato una colonia estiva per ragazzi delle scuole elementari e medie, mi sono recata in comune per ritirare il modulo di adesione alla colonia, ho avuto un breve colloquio con l’assistente sociale che mi ha risposto che mia figlia non poteva partecipare in quanto non idonea e che mai nessuno si sarebbe assunto la responsabilità".
IL NO DELL'ASSISTENTE SOCIALE E IL SINDACO - Secondo la storia, raccontata dal Corriere del Mezzogiorno la mamma ha dunque spiegato il rifiuto riferendo esattamente il modo in cui l’assistente sociale ha superficialmente negato la possibilità a Maria Pia di passare sei giorni con gli altri ragazzi, "perché era solo questo quello che volevo: far passare sei giorni a mia figlia con gli altri ragazzi della sua età". La signora Maria, dopo la reazione dell’assistente sociale spiega che era disponibile a chiudere la sua attività per sei giorni e, pagando le spese, avrebbe accompagnato la figlia. "Anche dopo questa mia proposta la risposta è stata negativa, allora mi sono recata dal sindaco, e gli ho spiegato la questione. Con mia grossa delusione anche il sindaco, che è un medico e che dovrebbe sapere esattamente che mia figlia può svolgere normalmente tutte le attività, la risposta è stata la stessa. Questo non è il primo "No "che mi sento dire dal sindaco, anzi precisamente mi dicono questo non si può fare. Mia figlia avrebbe bisogno di seguire corsi di riabilitazione linguistici, il centro più vicino è Termoli, ho solo chiesto, qualche tempo fa se il Comune poteva intervenire con l’utilizzo di un pulmino, anche una volta a settimana, che accompagnasse mia figlia a Termoli, anche in quel caso la risposta è stata la stessa".

Orrore in america: fatto a pezzi un bimbo



Doppio orrore nella comunità ebraica ortodossa di New York: un bambino ebreo di 8 anni, scomparso lunedì scorso mentre tornava da scuola, è stato trovato fatto a pezzi a Brooklyn. Da un ebreo. Quelli che la polizia ritiene siano i resti del piccolo sono stati trovati, smembrati, nel frigorifero di un attico al terzo piano di uno stabile del quartiere, di proprietà di un uomo di 35 anni. L'uomo, Levi Aron, ha confessato di essere lui l'assassino del piccolo Leiby Kletzky, figlio di una famiglia di stretta osservanza. L'unica immagine finora circolata del bambino lo ritrae appunto vestito di nero, con lunghe ciocche di capelli ai lati del volto, come appunto prescrive l'ebraismo ultaortososso. Il picccolo Leiby era scomparso dopo essere uscito da scuola poco dopo le cinque del pomeriggio di lunedì scorso. I genitori hanno riferito alla polizia che era stato lui stesso a chiedere di poter fare un pezzo di strada da solo e loro, per la prima volta, gli avevano dato il permesso.
Lo avrebbero atteso all'angolo di strada tra le 13/ma Avenue e la 44/ma, a breve distanza dalla Borough Park School. Ma a quell'angolo di strada il bambino non è mai arrivato. Il suo assassino ha confessato alla polizia di aver notato il bambino mentre vagava sulla 15/ma Avenue, apparentemente perso per le strade di Brooklyn. Gli ha offerto un passaggio sulla sua auto. Dopo di che non è ancora chiaro dove, come e perchè lo abbia ucciso e fatto a pezzi. Il 35/enne ha confessato solo di essere stato preso dal panico dopo aver visto lo spiegamento di forze messe in campo dalla polizia e dalla comunità ebraica per ritrovare il bambino scomparso. Così lo ha ucciso. La polizia non ha ancora accertato se nei confronti del piccolo sia stata commessa o meno violenza sessuale. Ha però riferito di un altro particolare macabro: altre membra che la polizia ritiene essere del bambino sono state trovate in un bidone della spazzatura. Erano avvolte in sacchi di plastica nera, all'interno di una valigia. La comunità ebraica ortodossa di New York è sotto shock. Lunedì scorso, migliaia di persone si erano radunate a Brooklyn per partecipare alle ricerche piccolo.

mercoledì 13 luglio 2011

La Marini è in sovrappeso



Valeria Marini è un po' sovrappeso. Già durante la sua esibizione con i delfini all'inaugurazione dello Zoomarine di Torvaianica aveva avuto qualche difficoltà a uscire dalla piscina a causa di un fisico non troppo longilineo. Ora, nelle spiagge di Porto Cervo, non da adito a dubbi: i chili sono troppi e anche la cellulite.

martedì 12 luglio 2011

Incidente lieve a Maradona



Solo tanta paura per Diego Armando Maradona, uscito illeso da un incidente stradale avvenuto nei pressi della sua casa di Ezeiza, nella periferia di Buenos Aires. L'auto dell'ex Pibe de Oro si e' scontrata con un autobus ma né Il Pibe, né la fidanzata Veronica Ojeda che era al suo fianco hanno riportato serie conseguenze. I due sono stati subito portati in ospedale per accertamenti "ma le condizioni di entrambi sono perfette - ha assicurato Oscar Sico, direttore del nosocomio di Ezeiza - Non hanno sofferto alcuna ferita e sono venuti in ospedale da soli a titolo precauzionale". Per Maradona, che stava andando a trovare la madre ricoverata, solo una botta al ginocchio mentre la compagna ha preso un colpo all'anca.

Un altro caso Bobbitt



A quasi vent'anni di distanza da Lorena Bobbitt, caso analogo in California, una moglie in crisi coniugale ha drogato di nascosto il marito, lo ha legato al letto e lo ha evirato con un coltello, gettando poi il suo pene nella spazzatura. È successo a Los Angeles, protagonista Catherine Kieu Becker, 48 anni, e il marito, 51 anni, di cui la polizia non ha reso noto il nome. Stando a quanto riferito dal Los Angeles Times, la donna ha preparato la cena al marito, versandogli di nascosto nel cibo una sostanza che gli ha fatto perdere i sensi.
Quando l'uomo si è risvegliato, era legato al letto. La moglie a quel punto, armata di coltello, gli ha tagliato il pene, per poi gettarlo nella spazzatura. Quindi ha chiamato la polizia. All'arrivo degli agenti, la donna si è lasciata arrestare senza opporre resistenza. Ha solo detto loro che il marito "se lo meritava". Il caso ricorda quello di Lorena e John Bobbit. L'uomo nel 1993 fu evirato in modo analogo. Al processo la donna fu assolta per infermità mentale.

Papà di Melania: "E' lui l'uomo nero"



"Per me è l'uomo nero, in questo momento". Il papà di di Melania Rea, Gennaro, parla come non aveva mai fatto del genero Salvatore Parolisi, indagato per l'omicidio volontario della donna, ai microfoni di 'Estate in diretta'. "Gli ho dato mia figlia su un piatto d'argento, e lui non ha saputo proteggerla", ha aggiunto. Riesce a guardarlo negli occhi? Gli ha chiesto il giornalista, e lui: "No, dopo tutti questi tradimenti".
Poi quello che suona come un appello: "Se sa, se può dire qualcosa in più, per il bene di sua figlia e anche per sua moglie...". Durante la trasmissione di Rai Uno è emerso che ci sarebbe una rogatoria internazionale in California per accedere all'archivio del social network Facebook e recuperare i contatti fra Parolisi e la soldatessa Ludovica P., con cui l'uomo aveva un a relazione extraconiugale. E' emersa anche l'indiscrezione secondo cui carabinieri del Ros avrebbero ultimato gli esami sui cellulari di Melania e Salvatore e che entrambi i telefonini avrebbero agganciato, intorno alle 14:30 del 18 aprile, giorno della scomparsa della giovane mamma di Somma Vesuviana, la stessa cella nella zona di Ripe di Civitella, dove venne rinvenuto due giorni dopo il cadavere della donna.
LA SVOLTA DI FACEBOOK - La Procura di Ascoli intanto ha ottenuto una rogatoria internazionale per esaminare in California gli archivi telematici del social network Facebook ed esaminare i contatti o eventuali messaggi cancellati nel profilo di Salvatore Parolisi, il caporalmaggiore dell'esercito indagato per l'oicidio della moglie Carmela 'Melania' Rea. La conferma viene da ambienti investigativi. Intanto si apprende che le risultanze degli altri accertamenti condotti dai carabinieri del Ris e del Ros, in particolare sulle utenze telefoniche (oltre che sui pc, sull'auto, i vestiti e le due valigie sequestrate due giorni fa nel Napoletano in casa della famiglia Parolisi e dei suoceri) non sono ancora disponibili, e che allo stato, dunque, non vi sarebbero elementi tali da giustificare un provvedimento cautelare a carico dell'indagato. Si attende anche, ovviamente, il referto definitivo dell'autopsia eseguita dal medico legale Adriano Tagliabracci.
PAROLISI TORNA AL LAVORO IN CASERMA - Salvatore Parolisi, il caporalmaggiore dell'esercito indagato per l'omicidio volontario della moglie Melania Rea, è tornato ad Ascoli per riprendere il lavoro nella caserma 'Clementi' dove ha svolto finora il ruolo di addestratore delle reclute. Il rientro era slittato di una settimana, dopo un lungo periodo di licenza. Non si sa ancora se Parolisi riprenderà lo stesso incarico, o se sarà destinato ad altri servizi. Per il momento comunque, secondo uno dei suoi due legali, l'avv. Valter Biscotti, dovrebbe restare ad Ascoli. Il caporalmaggiore, prima della tragedia, aveva chiesto il trasferimento a Sabaudia.

Il caldo uccide un turista



Nuovo aumento delle temperature, in particolare al Centro-sud, con picchi di 40 gradi in molte località. Le giornate più torride dell'estate saranno quella di oggi e di domani. A Roma è allerta in vista delle temperature che nelle prossime ore raggiungeranno anche i 36 gradi. Colpite dall'afa soprattutto le grandi città. La situazione, secondo gli esperti, cambierà solo a partire da giovedì. Quello che sta colpendo l'Italia, secondo gli esperti, è un caldo anomalo. Ma in tutto questo periodo sono possibili anche forti temporali di calore che potrebbero portare grandine e che investiranno, specie nelle ore pomeridiane e serali, le regioni del Nord e qua e là la dorsale appenninica.
TRAPANI, MUORE TURISTA- Proprio per il gran caldo un turista spagnolo di 72 anni è morto nell'aeroporto "Vincenzo Florio" di Trapani Birgi. L'uomo è deceduto mentre si stava sottoponendo ai controlli per imbarcarsi su un volo diretto in Germania. Secondo i primi accertamenti, la morte sarebbe giunta in seguito a un arresto cardiaco.
LE CITTA' A RISCHIO - Secondo il bollettino della Protezione Civile, se oggi sono cinque le città in allarme rosso (ossia ondata di calore per cui è necessario adottare interventi di prevenzione per la popolazione a rischio), cioe' Bolzano, Perugia, Pescara, Rieti e Roma, domani l'allarme caldo toccherà ben 13 città: Bologna (con 36 gradi percepiti), Campobasso 32 gradi), Civitavecchia (37), Firenze (36), Frosinone (38), Latina (39 gradi, il record della giornata), Messina (38), Palermo (36), Perugia (36), Pescara (36), Rieti (36), Roma (38) e Trieste (37 gradi). Altre tre città saranno da "bollino arancione", cioè il livello 2 (temperature elevate e condizioni meteorologiche che possono avere effetti negativi sulla salute della popolazione a rischio): si tratta di Ancona, Torino e Venezia. La situazione dovrebbe migliorare gia' giovedi' 14 luglio, quando le citta' da "bollino rosso" saranno solo cinque: Campobasso, Messina, Palermo, Perugia e Pescara.

Biotestamento: approvvato disegno di legge



L'Aula della Camera ha approvato, con scrutinio segreto, il disegno di legge sul testamento biologico. Il ddl torna in Senato per la terza lettura. I si' al ddl sono stati 278, 205 i voti contrari e sette gli astenuti. In favore si sono espressi Pdl, Lega, Udc e gli ex Reponsabili. Contrari Pd, Idv e Fli. Due anni e cinque mesi dopo la morte di Eluana Englaro, il 9 febbraio del 2009, il testo esce dunque da Montecitorio.
Il disegno di legge ha iniziato il suo iter in commissione in Senato il primo ottobre del 2008, ma e' dopo le polemiche per la controversa vicenda di Eluana che ha avuto un'accelerazione, con l'approvazione in Aula a Palazzo Madama il 29 marzo del 2009. L'esame in commissione alla Camera e' iniziato l'8 luglio del 2009, ma all'approdo in assemblea si e' arrivati solo il 7 marzo scorso. Il dibattito e' stato durissimo, fino alle ultime battute, e molti sono stati alla fine i distinguo. Tredici deputati cattolici del Pd non hanno votato. E nell'emiciclo per un giorno si sono ritrovati insieme gli ex radicali come Peppino Calderisi, che ha votato contro in dissenso dal Pdl, e Benedetto Della Vedova, Fli. Nella sua dichiarazione di voto, Fabrizio Cicchitto ha ricostruito il percorso che ha portato al disegno di legge. "La materia e' stata regolata per molto tempo da senso della misura, il salto di qualita' e' avvenuto quando il signor Englaro ha deciso di portare questo sul terreno della giustizia", ha detto, "la legge di fatto cerca di tornare al punto di partenza messo in questione dall'intervento giudiziario riproponendo la sostanza del rapporto paziente-medico-fiduciario-famiglia. E riguarda solo e soltanto un malato incapace di intendere e di volere, e il caso Welby non rientra tra questi". "La nostra personale laicita' ci ha portato in passato a esprimere posizioni autonome su temi come la procreazione assistita ed e' la medesima laicita', vissuta non con pregiudizio laicista e anticlericale, che ci porta oggi a sostenere ddl sintesi di lavoro di equilibrio tra istanze diverse nel segno della centralita' della persona", ha concluso il presidente dei deputati del Pdl. L'Udc ha addossato di fatto alle altre opposizioni la responsabilita' di avere voluto una legge sul testamento biologico, ricordando la proposta di Ignazio Marino.

mercoledì 6 luglio 2011

Cade nella scarpata e muore una bimba di 7 anni



Una serata come tante, i bambini che giocano all'aperto, nel fresco delle colline bergamasche. E la tragedia che arriva all'improvviso. Una bambina di 7 anni, Giulia Tironi, di Almenno San Bartolomeo (Bergamo), giocava con il fratellino. Ma è morta dopo essere precipitata con la sua bicicletta in una scarpata nei pressi della sua abitazione, mentre giocava con il fratellino.
INUTILE LA CORSA IN OSPEDALE - E' successo tutto sabato sera, ma la notizia è stata pubblicata solo oggi dall'Eco di Bergamo. La piccola era in cortile con il fratello di 8 anni, quando è caduta insieme alla bici, facendo un volo di circa dieci metri. Giulia è caduta sull'asfalto e ha battuto la testa al suolo. Il padre ha tentato una disperata corsa in ospedale, ma i medici non hanno potuto fare altro che constatare il decesso della piccola.
La casa della famiglia Tironi sorge sulla sommità di un piccola collina, in via Cacastrone, tra i boschi dell'Albenza, nei pressi di Almenno San Bartolomeo. L'abitazione sormonta il dirupo e la strada sottostante dove è caduta la bambina, dopo aver perso il controllo della sua bicicletta. I funerali sono stati celebrati ieri mattina alla parrocchia dell'Albenza, la frazione dove vive la famiglia della bimba.

Condannoto il parroco che violentò una suora



Nove anni e tre mesi. E' pesantissima la condanna inflitta in primo grado a Padre Fedele Bisceglia, l'ex frate cappuccino e noto come leader degli ultras del Cosenza calcio, accusato di violenza sessuale nei confronti di una suora dell'Oasi francescana da lui fondata per accogliere persone in difficoltà. Lo ha deciso il collegio dei giudici del tribunale di Cosenza, presieduto da Antonia Gallo. Altrettanto pesante la condanna inflitta ad Antonio Gaudio, segretario del frate e imputato per lo stesso reato, al quale i giudici hanno inflitto una pena a sei anni e tre mesi di reclusione. Subito dopo la sentenza, Padre Fedele ha parlato di "un complotto messo in piedi ai miei danni".
I pubblici ministeri Adriano Del Bene e Salvatore De Maio avevano chiesto una condanna ad otto anni di carcere per Bisceglia e sei anni di reclusione per Antonio Gaudio, segretario del frate ed imputato per lo stesso reato. Padre Fedele Bisceglia finì in carcere il 23 gennaio 2006 per i cinque stupri denunciati dalla suora. La donna riferì di essere stata costretta ad assumere dei farmaci, che l'avrebbero resa completamente succube dei suoi presunti violentatori. L'accusa ha incentrato il processo sull'esuberante personalità dell'ex frate missionario, noto per la sua passione calcistica, da vero ultrà, per la squadra del Cosenza e per avere convertito una pornostar, mentre la difesa ha puntato sulla mancanza di prove consistenti che confermino le violenze.
IL SACERDOTE: VERGOGNATEVI - "Vergognatevi tutti, magistrati, suore e preti, perchè è stato condannato un innocente". Sono la parole gridate dall'ex frate subito dopo la condanna: "Avete infangato un sacerdote onesto, si tratta di un complotto messo in piedi ai miei danni - ha aggiunto - È la pagina più dolorosa mai scritta dalla magistratura di Cosenza". Già nei giorni scorsi, a conclusione delle arringhe difensive, era stato lo stesso Bisceglia a ribadire la propria innocenza leggendo in aula una lettera in cui invitata la suora a dire la verità e chiedeva, provocatoriamente, all'ex questore e all'ex dirigente della mobile che l'arrestarono cinque anni fa, dove fossero le prove lampanti e i filmati che dovevano provare la sua colpevolezza. Nell'ottobre 2007, padre Fedele Bisceglia fu espulso dall'Ordine generale dei frati minori cappuccini non per la vicenda processuale, ma per le intemperanze che gli erano già costate tre ammonimenti. L'espulsione scaturì dopo l'ennesima partecipazione del frate ad una partita del Cosenza, seduto in curva con gli ultrà con una sciarpa rosso-blu legata al collo. "Avete fatto una cosa vergognosa", ha gridato Padre Fedele Bisceglia alle suore che erano arrivate al tribunale per assistere alla lettura della sentenza, ma che, come il resto degli astanti, quasi tutti giornalisti, hanno dovuto attendere fuori dell'aula, visto che il processo si è sempre svolto a porte chiuse. "Vergognatevi, il Signore vi perdonerà. Pentitevi!", ha urlato padre Fedele, che poi ha letto una sua lettera, già preparata, "perché io me l'aspettavo", ha detto l'ex frate. "L'interminabile e diabolica barzelletta raccontata da una spericolata e scaltra pseudo suora, e raccolta solo da alcuni curiosi, eè come il reality Beautiful o Centovetrine", ha detto padre Fedele. "Continuerà imperterrito la mia azione missionaria - ha detto ancora padre Fedele - io mi appello alla bontà del vescovo, non ho paura di nessuno: io sono innocente e Dio mi darà ragione, perche' non permette che il giusto vacilli!". "Pentiti, che le porte dell'inferno si spalancheranno", ha urlato infine contro le suore che si allontanavano dal tribunale.

martedì 5 luglio 2011

Anche l'Inter nei guai



ORA I NERAZZURRI RISCHIANO DI "PERDERE" LO SCUDETTO/ Nel corso del contestato Campionato 2005-2006 anche l'Inter commise illecito sportivo. E' quanto emerge dalle motivazioni della sentenza del procuratore federale Stefano Palazzi su ''Calciopoli bis'', che ha portato all'assoluzione per prescrizione di tutti gli imputati.

Denuncia per stalking il suo amante



Ha invaso con le foto e le immagini di una bella casalinga tutto il paese. Buste anonime recapitate non solo al marito, ma anche ai vicini di casa, agli amici, ai parenti, al medico di base, in latteria e in palestra? È quanto accaduto nei giorni scorsi a Porto Mantovano, un Comune della provincia virgiliana dove abita Marcella, una bella quarantenne focosa. Responsabile dell'invio multiplo di materiale che doveva restare segreto sarebbe un tecnico informatico vicentino. Alberto C., 43 anni, residente a Vicenza, è stato denunciato per stalking, diffamazione e minacce. La questura ha già provveduto ad ammonirlo, vietandogli di avvicinarsi alla donna.
L'incredibile vicenda è accaduta nei giorni scorsi in provincia di Mantova, ma la vicenda prende avvio un paio d'anni fa. Marcella è una donna che sa come piacere agli uomini. È sposata, ma in quel periodo cerca anche qualcos'altro. Su internet conosce Alberto, un bell'uomo, all'epoca libero. L'amicizia virtuale diventa poco alla volta reale. I due si vedono, per un caffè e quattro chiacchiere. Ma si piacciono e si attirano a vicenda. E finiscono a letto.
La relazione, clandestina, dura qualche mese. Poi, all'improvviso, Alberto scompare. Non risponde alle chiamate e ai messaggi. Più nulla. Marcella scoprirà successivamente che si era trovato una fidanzata. Ma, tutto sommato, era stato ai patti: «Tu per me sei solo un amico con cui divertirmi. Non lascerò mai mio marito, tu non devi avere nulla a che fare con la mia vita». Un amante e basta. E Alberto aveva detto sì.
Nel novembre scorso, dopo un paio d'anni di silenzio totale, il tecnico informatico vicentino torna a farsi vivo all'improvviso. Si è recato a Porto Mantovano, è andato nel negozio dove lavora Marcella e le ha spiegato che voleva riverderla. Le ha poi riferito della fidanzata, ma del fatto che non l'aveva mai dimenticata. «Una come te non si può scordare facilmente». Lei ci sta, la storia ricomincia, solo che Marcella è un po' più attenta, anche perchè capisce che lui si comporta in maniera strana. Quando scopre che lui ha telefonato ad una sua amica va su tutte le furie: «Doveva stare fuori dalla mia vita, come si permette di chiamare persone che mi sono vicine?». E decide di troncare tutto. Basta. Troppo rischioso.
Alberto cerca di convincerla in tutti i modi, ma quando capisce che lei non ne vuole più sapere, e soprattutto che non lascerà mai il marito, va fuori di testa.
Realizza una serie di fotomontaggi con immagini hard di Marcella. Poi recupera dei video (che aveva girato all'insaputa dell'amante) in cui loro due entrano a braccetto in un motel. Ancora, altre immagini esplicite dei loro rapporti sessuali. Infine, anche un audio con i gemiti inequivocabili di Marcella. Tutto questo materiale lo riproduce in centinaia di copie.
Il piano è diabolico. Infila foto, cd e dvd in centinaia di buste e le spedisce a Porto Mantovano. Alle amiche, ai parenti, a tutti coloro che conoscono Marcella. In qualche caso allegando anche dei messaggi con insulti o minacce. Si reca nel Mantovano e si diverte e lasciare delle foto sul tergicristallo della macchina del marito della sua amata.
In paese succede il pandemonio. Marcella inizialmente non vuole più uscire di casa, poi prende coraggio. Racconta tutto al marito, che la perdona e che la accompagna a sporgere denuncia, e spiega quello che può ad amici e parenti.
Sono cinque le querele a carico del vicentino, sporte anche dal marito e da amici di Marcella. Nel frattempo parte del materiale è stata raccolta dalla famiglia della donna per farla sparire.

Ancora danni nel Golfo del Messico



Torna la paura negli Stati Uniti per un altro possibile disastro ambientale come quello del Golfo del Messico. Venerdì, in Montana, una condotta petrolifera della Exxon Mobil si è rotta, sversando più di mille barili di petrolio, pari a circa 160mila litri, nel fiume Yellowstone, la cui fonte è collocata nell'omonimo parco. Il flusso dell'oleodotto - che porta il petrolio dal Wyoming e dal Canada fino all'area di Billing dove viene lavorato da tre raffinerie - è stato immediatamente interrotto e gli operatori del colosso petrolifero sono giunti sul posto per raccogliere il greggio.
Non è ancora possibile stabilire l'entità del danno. Alcuni giornali locali hanno mostrato le foto di pellicani e tartarughe sporchi di petrolio. Intanto, però, è scontro tra il presidente della Exxon Mobil Pipeline, Gary Pruessing, che ha dichiarato che le ricognizioni hanno mostrato danni limitati a 16 chilometri lungo il fiume mentre il governatore dello stato del Montana, Brian Schweitzer, ha parlato di "report prematuro". "Questa è una zona molto selvaggia, e loro non hanno alcuna idea se sono 5, 50, o 100 miglia, stanno tirando a indovinare. Il fiume Yellowstone - ha continuato il governatore - è importante per noi. Dobbiamo effettuare ispezioni fisiche nel fiume con piccole barche, al più presto", ha precisato. Secondo l'Agenzia per la protezione ambientale solo una piccola parte del greggio disperso potrà essere recuperato.
Sconosciute anche le cause dell'incidente anche se si pensa che la rottura sia legata alle abbondanti piogge cadute nei giorni scorsi nella zona. La condotta è stata costruita una ventina di anni fa ed era stata bloccata il maggio scorso perchè dopo un'ispezione del 2009 era stata dichiarata inaffidabile. Nel 2010 una nuova ispezione aveva evidenziato qualche problema strutturale ma la ExxonMobil aveva deciso di utilizzarla lo stesso.

La sbornia accorcia la vita



“Si accorcia di anni, anche di decenni, l’attesa di vita per i giovani e i giovanissimi alla ricerca dello sballo da alcool, fenomeno che si dilata in maniera esponenziale soprattutto nei fine settimana e nei periodi di vacanza grazie alle maggiori occasioni di socializzazione e al controllo dei genitori che si allenta”. La conferma arriva da uno studio condotto dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e pubblicato sulla rivista scientifica Alcohol and Alcoholism, che ha preso in esame l’associazione e l’amplificazione dei danni al fegato generati da alcool e obesità insieme. Due concause che non si sommano, ma si moltiplicano esponenzialmente.
E la sbornia di ultima generazione ha anche un nome: si chiama binge drinking e consiste nel bere una grande quantità di alcool molto velocemente per ubriacarsi il prima possibile. Un eccesso già di per sé dannoso che, se ripetuto costantemente nel tempo - soprattutto in presenza di problemi come l’obesità o di altri aspetti caratteristici della sindrome metabolica che vedono al centro della problematica il fegato grasso -, diventa una vera e propria bomba ad orologeria in grado di accorciare sensibilmente le aspettative di vita.
Secondo le ultime statistiche (Iss), in Italia a darsi alla bottiglia sin dalla tenera età è il 42% dei ragazzi e il 21% delle ragazze minorenni. L’alcool seduce anche i bambini: 18 su 100, decisamente al di sotto dei 16 anni, hanno adottato almeno un comportamento a rischio alcool-correlato.
E se i numeri sull’abuso di alcolici tra giovanissimi spaventano, non meno impressionanti quelli legati all’obesità e al sovrappeso, problemi che interessano ben 1 bambino su 3. E quando obesità e alcool si incontrano ne esce un mix pericoloso quanto quello creato dal suo opposto: il digiuno prolungato per incrementare l’effetto “sballo” da consumo di alcool, fenomeno (detto drunkoressia) particolarmente diffuso tra le ragazzine.

Sequestrato il bar dei politici



E' uno dei bar più frequentati dai funzionari e dalle forze dell'ordine che lavorano a Palazzo Chigi. A volte è tappa anche di ministri e sottosegretari per un rapido caffé. Questa mattina gli agenti del Centro Operativo della Direzione Investigativa Antimafia hanno sequestrato l'Antico Caffè Chigi davanti alla Presidenza del Consiglio. Il sequestro fa parte di un'operazione in cui sono state sequestrati immobili, società, attività commerciali per circa 20 milioni di euro, tra Roma, Ardea e Formello legati alla 'ndrina dei Gallico di Palmi (Reggio Calabria).
Tra le società sequestrate nell'ambito dell'operazione, anche la holding del gruppo 'Adonis' con varie sedi a Roma tra i Parioli e il quartiere Coppede, che a fronte di modesti redditi dichiarati aveva effettuato, in base a quanto accertato dalle indagini, operazioni per molti milioni di euro. Sequestrati anche un megayacht, una villa alla periferia di Roma, a Formello di 29 stanze, un salone di bellezza e 90 rapporti bancari
Alla base del provvedimento di sequestro, gli accertamenti - disposti dalla Procura Distrettuale Antimafia ed eseguiti dalla D.I.A. - che hanno focalizzato sia i sofisticati sistemi finanziari mediante i quali veniva gestito l'ingente patrimonio, sia la sperequazione tra l'entrate lecite e la disponibilità dei beni stessi. In particolare, uno dei due personaggi colpito dal provvedimento ablativo, che non svolgeva alcuna attività lavorativa, anni addietro, mentre era in compagnia di Alfonso Gallico, capo dell'omonima 'ndrina, era rimasto vittima di un agguato mafioso nel corso del quale Gallico stesso era stato ucciso.